Credo che una scuola che funziona bene ha come priorità la sicurezza, il benessere, l'educazione e l'istruzione dei suoi allievi (uso tutti indicativi!). Se ci pensate bene se si pongono queste condizioni come prime e ineludibili anche tutte le altre persone sono soddisfatte: le famiglie, gli insegnanti e quindi anche le famiglie degli insegnanti. Tutti soddisfatti. Come dicevo da bambina: “sono tutti felici e rotondi”!
Tutti rotondi tranne i presidi.
In questi anni la figura del preside è stata trasformata in quella di Dirigente Scolastico, il che significa che ha un contratto più simile a quello di un manager che a quello di un insegnante. Se aggiungiamo che la legge Brunetta ha stabilito un inasprirsi delle sanzioni disciplinari che può assegnare ai suoi sottoposti (anche in caso di “alterco”) e che può ricevere dai superiori (se si dichiara in disaccordo con quanto espresso dal Ministro) otteniamo una sorta di rivisitazione del Kapo. Deve far applicare leggi, regolamenti, decreti, circolari spesso confuse e in contraddizione, deve puntare il più possibile al risparmio e gli viene sventolata sotto il naso la carota della razione supplementare di cibo: l'incentivo economico di fine anno. Triste condizione quella del Dirigente Scolastico, gli restano solo la burocrazia e le rogne e non può accedere alle soddisfazioni della didattica. Per questo, quando ai primi di settembre molte colleghe mi hanno chiesto se mi fossi iscritta al concorso per presidi, ho risposto serenamente che non ci penso proprio: non è un lavoro divertente.
Ciò detto i presidi, ops Dirigenti Scolastici, scelgono da che parte stare, cioè scelgono tra avere come priorità il risparmio (e quindi il guadagno personale) o il funzionamento al meglio possibile della struttura che dirigono. Mi sembra evidente che i due obiettivi non possano andare di pari passo.
Questa è la battaglia che stiamo ingaggiando in questi giorni con un gruppetto di colleghe. Ed è una battaglia che non vuole essere contro la categoria o la persona del Dirigente Scolastico, ma che vuole essere contro un concetto di scuola che ha rovesciato le priorità. La nostra battaglia, che può essere combattuta assieme, non chiede altro che il rispetto delle leggi sulla sicurezza (numero di alunni per classe) e il rispetto della continuità didattica (sostituzione con supplenza di assenze programmate e non impreviste dei colleghi).
Tutti noi che frequentiamo la scuola la troviamo in questo stato, con muri grigio-marroni come questo, con bagni dove si preferisce scrivere “guasto” con un pennarello scarico piuttosto che occuparsi delle riparazioni, con turni inverosimili per le pulizie, con code di classi portate in giro dai bidelli per essere divise in altre classi, già piene di altri alunni.
Vorremmo veramente che su questi muri sporchi si mettessero dei grandi, enormi fogli bianchi, per poter ripartire domandandoci di nuovo con semplicità: quali sono le cose più importanti da scrivere su questo foglio? Quali sono in questo momento le priorità per la nostra scuola?
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