martedì 10 aprile 2012

Dal 10 al 6 in pochi mesi e dal 6 al 10 in 20 minuti

Mi sembrava impossibile scoprire l'acqua calda, mi sembrava impossibile che scoprire l'acqua calda fosse così facile e così terribilmente scioccante. Voglio raccontarvi una storia non per prendere il merito di un tanto inatteso quanto repentino risultato ma per ragionare, a contrario, sugli enormi danni distruttivi che si possono produrre con due semplici e terribili armi: non ascoltare e non osservare. 

Qualche giorno fa ho usato tre ore della mattinata per fare le interrogazioni di storia di tutta la classe, usando un sistema-gioco che vi spiegherò presto in un post a parte.
In classe ho molti bambini e bambine molto intelligenti, vivaci, curiosi. Uno di questi ultimamente si isola e ha cominciato, negli ultimi mesi, ad avere un notevole calo di rendimento. E' un po' che cerchiamo cause e soluzioni. Durante l'interrogazione rispondeva a mezze parole, non voleva parlare per paura di sbagliare... insomma un'interrogazione di quelle che di solito i prof, con metafora odontoiatrica, commentano così: "gli ho dovuto tirare fuori le cose con le pinze... un 6 stiracchiato" e pensano "non ha studiato". 
Anche per me il primo pensiero, quello che è arrivato subito in prima classe sul treno ad alta velocità fresco e riposato, è stato questo: "non ha studiato abbastanza" seguito da "forse non è seguito a casa" per concludere con "d'altro canto anche in classe è un bel po' che non sta attento". Fatta, passeggeri scesi alla stazione, tutto semplice tutto a suo posto, un 6- da scrivere sul registro, una piccola ramanzina "devistudiaredippiù".
Ma è arrivato, in ritardo, il passeggero della seconda classe del treno regionale, che è molto lento perché ferma in tutte le stazioncine, però ha avuto tempo per pensare. Bussa alla mia testa e insinua il dubbio: "Mi scusi se rovino la sua quiete e le sue certezze di docente, ma forse il suo alunno ha studiato ma non riesce a rispondere all'interrogazione. Non ha notato il suo sguardo terrorizzato e il sacco congiuntivale pieno e pronto a strabordare?" A quel punto il passeggero del treno ad alta velocità, con l'arroganza del suo dopobarba stucchevole e della sua 24ore in pelle, ha ribattuto "certo! ma è l'imbarazzo, il senso di colpa per non aver studiato! Ma cosa vuole lei? Non vede che ho altro da fare? Sono di fretta io! Sto lavorando! Non ho mica tempo da perdere come lei!"

Suona il campanello e mando tutti a far merenda, mi consolo con qualche piccolo dolcetto che ho comprato la mattina in panetteria. Ed ecco che il passeggero del treno regionale continua a farmi domande e a pungolarmi con dubbi. Mi alzo e accanto alla lavagna incrocio il bambino in questione che mi guarda, fermo, bloccato, con gli occhi umidi. "Che cosa c'è? vuoi parlarmi?", annuisce, usciamo dalla classe e ci allontaniamo in corridoio. Gli altri giocano e ci rispettano, sanno che quando mi allontano con qualcuno significa che abbiamo bisogno di parlare da soli. Mi racconta, facendo fatica a trattenere il pianto ma con molta lucidità, che lui è terrorizzato, che lui ha paura di quello che potrebbe succedere a casa. Già so che la famiglia gestisce il rapporto con lui in base a un complesso sistema ricompensa/punizione legato ai voti scolastici, già so che questo sistema non funziona, ma pensavo che al più fosse un sistema che non avesse alcun peso, che non portasse a nessun risultato. Grazie a lui ho cominciato a vedere che può, invece, portare a risultati disastrosi: in pochi mesi dal 9/10 al 6-.
Capito il problema avevo bisogno di una soluzione. Ho promesso che avremmo parlato con i genitori. Ma questa è una soluzione che ci mette parecchio tempo ad arrivare (dobbiamo riuscire a trovare un'ora nella quale far riunire 5 persone!) e dagli esiti incerti (riusciremo a far cambiare sistema ai genitori?). Avevo bisogno di una soluzione concreta, pratica, attuabile prima della sua uscita di scuola alle 16, prima che lui dovesse tornare a casa e dire "oggi l'interrogazione non è andata bene".
Il passeggero del treno ad alta velocità, già scocciato per non aver finito di mangiarsi i suoi dolcetti, "che diamine!" ha cominciato a protestare "ho bisogno anche io della ricreazione! e poi ho fame! e la pausa è piccola già così e poi subito si ricomincia con quei 25 scalmanati! adesso tagliamo corto! eh non sono mica lo psicologo io! e che cosa vogliono ancora da noi?! con i soldi che ci danno?! anche il supporto psicologico?!"
Ma il passeggero del regionale ha deciso di offrirgli un caffé al bar, e di farlo parlare dei suoi problemi e delle sue frustrazioni. Allontanandosi per portarlo via, mi ha detto sottovoce: "Tocca a te adesso, hai tempo di trovare una soluzione fino al campanello della fine della ricreazione. Intanto io porto via questo scalmanato".

Pochi minuti di tempo per trovare il sistema per far tornare, subito, il mio bambino dal 6- al 10. Subito.
Il discorso che ho fatto, senza più passeggeri per la testa, è stato più o meno questo:
"Senti, io ho capito il problema, ma adesso dobbiamo trovare una soluzione. E in questo momento siamo solo io e te, dobbiamo trovare una soluzione tra noi due. Io voglio che tu vada bene e abbia soddisfazione e tu vuoi andare bene e avere soddisfazione, quindi dobbiamo fare qualche cosa noi due per raggiungere questo risultato. Io posso solo dirti questo: il mio regalo è quello di spiegarvi storia e studiare con voi storia perché possiate capire e imparare, il regalo che tu puoi fare a me è farmi vedere che hai ascoltato e che hai imparato. Questo è il regalo che puoi farmi: farmi vedere che le lezioni non sono stati inutili ma che tu hai capito e imparato. Proviamo a fare così, prova a farlo per fare un regalo a me. Ti va bene?"

Sì ho detto così, ho detto qualche cosa come "fallo per me", roba che ha fatto impallidire persino il passeggero del regionale e svenire il passeggero del treno ad alta velocità, di ritorno dal bar. Roba da romanzo dell'Ottocento, roba da lacrime, roba da Librocuore, roba da biofrikkettoni in armonia con il cosmo. Me ne sono vergognata subito e quasi pentita, pensavo che non è giusto, che non posso, non devo mettere le cose su un piano così personale, che non posso, non devo mai mettermi in un ruolo di alternativa alla famiglia... Ma è stata l'unica idea che ho avuto in quel momento, senza passeggeri per la testa.

Dopo la ricreazione abbiamo continuato con le interrogazioni. Ultimi interrogati quelli del gruppetto "si sono mangiati la lingua" cioè quelli che sanno le cose ma sono molto imbarazzati dalla situazione interrogazione. Ho chiesto al bambino in questione se voleva aspettare la prossima settimana per rifare l'interrogazione oppure far parte subito del gruppetto "ci siamo mangiati la lingua" e ha deciso, con allegria, di venire subito.
Sapeva tutto, lo sapeva spiegare bene, ricordava con entusiasmo e parlava con voce forte e chiara rivolto non a me ma ai compagni, come in una conferenza. Sapeva anche rispondere a tutte le domande degli altri e alzava la mano dal posto. 
Quando, fissandomi con i suoi occhi allegri, mi ha detto "grazie maestra!" ho dovuto distogliere lo sguardo perché avrei pianto. Mentre, di spalle, tornava al posto gli ho detto solo "Grazie a te per essere tornato tra noi. Sono proprio contenta!" 

Ancora non so se ho fatto un errore madornale o ho avuto una buona idea e non mi faccio illusioni. Il problema c'è ancora, lui avrà ancora paura e io dovrò ancora lottare contro i passeggeri dei treni che si scontrano nella mia testa. 
Ma per un giorno abbiamo avuto la sensazione di poter fare assieme qualche cosa di meraviglioso. Solo parlando.

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