La notizia del giorno è: finalmente ho finito di correggere le verifiche di storia!
E tranne in tre casi sono andate proprio bene.
Non finisce di sorprendermi l'entusiasmo che hanno i bambini (e anche i genitori) per come facciamo storia. Ci sono quelli che vorrebbero fare storia tutti i giorni, ci sono i genitori che mi ringraziano, ci sono bambini che hanno già deciso che faranno gli storici.
Storia non è la materia che preferisco insegnare, prima di tutto perché mi sento molto ignorante, e poi perché sono consapevole di non dedicare abbastanza tempo allo studio e all'approfondimento dei contenuti e dei metodi. C'è una sproporzione enorme tra le ore che dedico a prepararmi per le lezioni di italiano e i minuti che dedico a quelle di storia.
In realtà a me pare di fare un lavoro molto semplice e lineare: leggiamo dal libro, commentiamo assieme e facciamo paragoni e confronti, per casa fanno ogni volta o un riassunto o uno schema di quanto letto, poi facciamo un ripassone finale e poi la verifica con domande aperte. Le uniche "novità" che ho inserito sono: il gioco del convegno, del quale vi ho già scritto, e un lavoro sulle domande. A quanto pare basta questo per suscitare l'entusiasmo.
Il lavoro sulle domande è cominciato lo scorso anno. Prima abbiamo lavorato sulla necessità di capire quali sono le informazioni principali di un testo, poi sulla schematizzazione e sul passaggio da schema a riassunto. Poi ho pensato che dovessero imparare a prevedere le domande che, in qualsiasi situazione di valutazione, un insegnante può fare a partire da un testo. Volevo che iniziassero a capire il meccanismo in modo tale da poter anticipare, nello studio, quanto sarebbe poi stato richiesto dall'insegnante. Volevo che la verifica e l'interrogazione o, quando saranno più grandi, gli esami non risultassero ai loro occhi come qualche cosa di misterioso e imponderabile, ma come qualche cosa di prevedibile e progettabile, almeno a grandi linee. Dopo aver letto una pagina di storia ci chiedevamo quindi: quali domande si possono tirare fuori da questa pagina? Che cosa si può chiedere a una persona che ha letto questo? Abbiamo lavorato assieme sulle domande qualche mese. Prima delle verifiche, nel fare il ripasso generale, loro andavano a caccia delle possibili domande della verifica e poi le discutevamo assieme: quelle troppo chiuse, quello troppo ambigue, quelle troppo generali venivano scartate e restavano le domande più corrette. Ci sono state quindi delle verifiche per le quali loro sapevano già in anticipo (di 1 o 2 giorni) le domande che sarebbero state fatte. Quando il meccanismo è stato compreso da tutti, ho cominciato a dare le domande solo come esercizio a casa. Li ho avvisati che oramai erano diventati bravi e che quindi non le avrei più esplicitate prima della verifica: visto che avevano imparato potevamo aggiungere una difficoltà all'esercizio. Naturalmente si sono lamentati, ma la cosa ha funzionato (e funziona ancora).
Ho sentito molto spesso nella mia vita di studente o di insegnante altri insegnanti annunciare "Non sa studiare", "Non ha metodo di studio". Il regalo che voglio fare ai miei bambini è quello di cercare di garantire loro un futuro senza queste osservazioni.
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