Qualche settimana fa, in una grande libreria, mi è stata presentata una persona nuova.
- Ah, fai l'insegnante? Che bello, quante soddisfazioni!
Mi ha detto con un sorriso tirato.
Sono rimasta interdetta per un attimo. La reazione del pubblico al fatto che faccio l'insegnate va dal compatimento e la pacca sulla spalla all'entusiasmo smodato. Senza mai passare attraverso un'onesta via di mezzo.
Poi mi sono ripresa:
- Sì, soddisfazioni e sconfitte, come in tutti i lavori.
Naturalmente ho ghiacciato il dialogo, come spesso avviene quando do una risposta che fa precipitare la conversazione dal piano "si deve dire così" al piano "veramente penso questo".
Avrei dovuto rispondere:
- Sì i bambini sono tanto carini e danno tante soddisfazioni.
Il che è anche vero, ma grava su questo mondo fatato una serie di nubi nere che non riesco proprio a non avere costantemente presenti.
In questo blog ho già scritto un centinaio di post, quasi sempre di tono entusiastico e propositivo. E' la mia rivoluzione delle matite. Rivoluzione delle matite significa fare qualche cosa di buono per la scuola e i bambini ogni giorno, significa stravolgere i canoni della comunicazione verso l'esterno per passare dalla critica, la lamentela, l'autocompatimento alla proposta, alla condivisione di esperienze positive.
Another school il possible!
Anche se mi costa molta fatica e tristezza credo che sia venuto il momento di dirvi che tutto questo paga il prezzo a un'enorme, gigantesca censura che mi pongo prima di scrivere. Ho scelto di non raccontare l'inaccettabile. Ma è giusto che lo sappiate: la scuola è piena, ricolma di inaccettabile. Conosco molte storie inaccettabili e portare il peso di queste storie, al quale si aggiunge la consapevolezza della propria impotenza, è sopportare il lato buio della scuola. E' la nostra lotta quotidiana per non finire in quello che chiamano burn-out e che già qualche decina di anni fa era raccontato con seria ironia nell'introduzione al volume Insegnare stanca. Gli insegnanti si ammalano di depressione, infarto e ulcera. Più delle altre categorie di lavoratori.
Conosco molte storie di sofferenza e ci sono giorni o momenti di debolezza nei quali mi pare di vederle tutte assieme, guardarle una ad una e cadere in uno stato di prostrazione nel rendermi conto che con tutta probabilità non riuscirò a risolverne neppure mezza. Non parlo solo dei bambini con i quali vivo 22 ore a settimana, parlo di tutte le storie di tutti i bambini che conosco, che vedo nelle ore di supplenza, che incrocio nei corridoi, che frequentano altre scuole e dei quali sento le storie. Capita poi una settimana nella quale mi vengono raccontate più storie, mi tornano in mente quelle che già so e allora soffro più delle altre settimane.
Perché quel bambino deve vedere ogni giorno vomitare la madre ubriaca?
Come sta il bambino orfano?
Che cosa succederà della bambina con la malattia genetica?
Dove è finita e che vita fa la bambina operata di tumore al cervello?
Come andrà a finire la storia del bambino che subisce pesanti punizioni corporali a casa e che si sfoga a scuola?
Come sta il bambino che prende il Ritalin?
Che cosa fa la bambina vittima di abuso?
Che cosa sarà della bambina con DSA e madre disoccupata?
Che cosa fa il bambino che non viene mai a scuola?
A chi verrà affidata la bambina che ora è ai servizi sociali?
Perché quel bambino è depresso?
Perché qual bambino molto intelligente non riesce a stare in classe e scappa, aggredisce e si nasconde?
Perché quel bambino si rovina ogni bel momento pensando che tutto il mondo, oggetti compresi, sia contro di lui?
Come staranno i bambini di quelle classi dove vige la disciplina militare e ogni giorno si assegnano note e punizioni?
Come staranno i bambini di quelle classi dove per 5 anni il voto più alto di italiano è stato 6-?
Come staranno quei bambini che non sono mai stati ascoltati né a casa né a scuola e sulle cui debolezze si è solo infierito?
Come staranno i bambini di quelle classi dove l'insegnante non ascolta mai e va avanti a suon di imposizioni e sgridate, dove i pianti disperati fanno parte del corredo scolastico assieme a gomma e matita?
Dietro ciascuna di queste anonime righe per me ci sono volti, occhi, lacrime e sorrisi che ho visto, dietro i grembiuli blu persone che ho conosciuto.
Probabilmente dovevo nascere Fata Turchina per trovare soluzioni e risposte.
Ma sono nata Cappuccetto Rosso e posso solo ricordarmi che, a volte, dalla pancia del lupo si esce sani e salvi e che alla fine, con coraggio, astuzia e l'aiuto dei grandi, il lupo si uccide.
P.S.Grazie a Lucy Cousins che continua a raccontarci che il lupo alla fine muore! Chop!
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