venerdì 2 dicembre 2011

Cinquantanovesimo giorno, un dossier che neanche Wikileaks

Al riposo una bambina mi presenta il suo dossier sulla nostra scuola. Una decina di pagine con fotografie a colori con tutto lo schifo più schifo nel quale viviamo: le porte scrostate, i gabinetti sporchi, i banchi rotti, le immondizie in cortile, fazzolettini sporchi di sangue, lavandini rotti, le cataste di banchi e sedie rotte... Le foto hanno un circoletto a penna rossa sui particolari incriminati e un sobrio commento a lato. Hanno partecipato al dossier cinque alunni della classe. 
Sono al contempo contenta e imbarazzata. Contenta perché il discorso fatto a inizio anno sul dovere che abbiamo di tenere bene la nostra scuola e di fare il possibile per migliorarla ha dato, evidentemente, i suoi frutti: da soli hanno organizzato un'inchiesta documentata di denuncia. Contenta perché la promotrice entusiasta e combattiva di tutta l'iniziativa è una bambina della quale mi preoccupava molto l'atteggiamento cupo; che sia riuscita a incanalare la sua predisposizione a vedere il brutto delle cose a scopi costruttivi mi fa veramente molto piacere. Se anche non si arriverà a nessun risultato, di sicuro questa esperienza avrà fatto un gran bene a lei e alle sue amiche: è stata una grande occasione di crescita e maturazione.
Ma sono anche imbarazzata: ho acceso una miccia e adesso la bomba scoppia. Le bambine vogliono portare il dossier al Preside. Vi immaginate... già io e la collega siamo le rivoluzionarie della scuola, quelle che in collegio docenti tirano fuori l'argomento delle pulizie, della sicurezza, della necessità di chiamare i supplenti, quelle che citano leggi e che protestano, vi immaginate se dalla nostra classe arrivasse anche un dossier di questo tipo. Come minimo ci becchiamo una strigliata e la solita risposta "Ma io le so queste cose, ma credete che non le sappia? Ma non ci sono soldi, come ve lo devo dire?!". I risultati dell'operazione sarebbero tutti negativi, per noi e per le bambine, che otterrebbero la loro prima sonora stroncata al loro primo sincero tentativo di occuparsi della cosa pubblica (abbiamo fatto la democrazia in storia!).
Alle 4 entra a parlarmi la mamma dell'organizzatrice del dossier. Spiego che condivido e apprezzo, e che io e la collega siamo da anni impegnate in questa direzione, purtroppo con scarsissimi risultati. Mentre le parlo mi viene in mente un'idea: coinvolgere i genitori del Consiglio d'Istituto. 
Per prendersi cura della cosa pubblica occorre essere uniti e partecipare tutti.

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