sabato 24 dicembre 2011

Buon Natale!


Sul mio albero quest'anno c'è un pezzo di scuola. Martedì, mentre eravamo in aula magna a preparare i fondali per la recita, sono arrivati degli operai e, senza avvisare nessuno e senza isolare la zona, hanno fatto cadere un soffitto pericolante, che aspettavamo che cadesse da almeno un anno. I miei bambini entravano e uscivano dall'aula per prendere e portare materiali. Quando il soffitto è crollato io ero dentro l'aula e ho sentito un boato. Sapevo di avere tre dei miei bambini in corridoio. Ho aperto la porta per vedere che cosa stava succedendo e li ho visti, nei loro grembiulini blu, avvolti in nuvole di polvere bianca alte fino al soffitto. Stavano per raggiungere la porta. Un'immagine che non dimenticherò mai. Noi maestre chiamiamo i bambini delle nostre classi "i nostri bambini". Martedì ho capito veramente il senso di questo modo di parlare: la preoccupazione che ho provato per loro non era solo dovere professionale. Sono entrati in aula e siamo rimasti dentro una mezz'ora per aspettare che la polvere si posasse. Quando l'area è diventata praticabile siamo usciti dall'aula e siamo andati a lavarci ben bene il viso, il naso e la bocca. Ho consigliato di fare una bella doccia a casa. Sono caduti giù dall'impalcatura dei pezzetti di soffitto come quello che vedete nella foto, per fortuna nessuno ha colpito i miei bambini. 

Ne ho raccolto uno e l'ho portato a casa. Ieri, primo giorno di vacanza, l'ho fissato con un filo di rame dorato e ne ho fatto il primo gingillo del mio albero di Natale.
Questo è l'augurio che faccio a me e a voi: che possiamo avere sempre il coraggio e la voglia di raccogliere le macerie e di ricominciare facendo qualche cosa di bello.
Ai miei bambini, alle loro famiglie, unite e divise, alle colleghe stanche che oggi e domani avranno ancora la forza e il sorriso di preparare fantastici pranzi e cene per le loro famiglie, a chi è scappato dalla scuola, a chi studia per scappare e a chi studia per entrarci, a chi ci resta perché non ha alternative, a chi ci resta perché crede che insegnare sia il lavoro più bello del mondo, alla mia famiglia, alle mie 4 affezionate lettrici, a tutti voi
BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!

lunedì 19 dicembre 2011

Giorno X, best of the week

Oggi decido che il blog non avrà più cadenza giornaliera ma settimanale.
Le ragioni sono queste:
1. Non c'è nessuno che lo legga ogni giorno
2. Certe giornate sono così stancanti che avere l'impegno di scrivere un post diventava una tortura
3. Con più tempo a disposizione posso scrivere cose più articolate e spero quindi più interessanti.
Quindi la nuova formula è: un post a settimana ma in un giorno a sorpresa.

martedì 13 dicembre 2011

Sessantacinquesimo giorno, una grotta in 3D

Prepariamo gli sfondi per la recita. Ci serve una grotta, quindi sono giorni che nei momenti liberi accartocciamo giornali, facciamo palle (pietre) e le attacchiamo con lo scotch su un pannello... Così:


 Poi proviamo a ricoprire con carta roccia per vedere l'effetto... aggiungiamo massi di giornali e riproviamo...

Abbiamo anche bisogno di un caminetto, ma per ora è solo in 2D.

lunedì 12 dicembre 2011

Sessantaquattresimo giorno, menu del giorno


È minestra di fagioli. Secondo voi i bambini l'hanno mangiata?
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venerdì 9 dicembre 2011

Sessantatreesimo giorno, limiti dell'educazione civica

Riusciremo ad ottenere una scuola più pulita o dovremo spiegare ai bambini, che con tanta cura hanno decorato le aule e i bagni, che il mondo incivile degli adulti nel quale vivono non collabora con i nostri entusiastici progetti di riqualificazione degli spazi pubblici?

mercoledì 7 dicembre 2011

Sessantaduesimo giorno, un pezzo di dito

Ho preparato la verifica di storia che faranno oggi alle 12. Per la prima volta ho fatto una verifica a risposta multipla, con solo due domande aperte alla fine. Tre possibilità di scelta, quasi sempre sensate, non me la sono sentita di mettere troppe assurdità perché ho un enorme rispetto della loro intelligenza. 
Ho messo solo un piccolo scherzo nella domanda "Che cosa è la falange?", una delle possibilità è "un pezzo di dito". Sono sicura che molti ne rideranno. Spero che nessuno la segni!

martedì 6 dicembre 2011

L'arte dei pacchetti

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Sessantunesimo giorno, una questione di packaging

Oggi ho deciso di usare un po' di tempo per insegnare una cosa indispensabile nella vita: incartare un regalo in un bel pacchetto. Ci servono dei pacchetti per le scenografie della recita, quindi avevo due alternative: o passare il pomeriggio a fare pacchetti da sola o insegnare a 25 bambini come fare bei pacchetti e poi metterli al lavoro. Convinta che tutto si possa insegnare e che molto si debba insegnare, ho deciso di metterli al lavoro.
Ho annunciato: "Adesso lezione di pacchetti!" Silenzio di tomba, non ho dovuto interrompere neppure per un attimo la spiegazione perché erano tutti attentissimi. Spiegazione super-scientifica e meticolosa: occorre avere 3 pezzetti di scotch, forbici, carta da regalo in quantità precisa (né troppa né poca). Ho spiegato come prendere le misure della carta necessaria, come fare il bordino ripiegato, come chiudere i lati in modo pulito e preciso e, infine, come mettere il nastro e arricciarlo.
Quando ho alzato il pacchetto finito ho ricevuto un applauso che neanche al concerto di Capodanno!
Subito dopo, a coppie, si sono cimentati nell'impresa, dopo alcune difficoltà, con evidente soddisfazione.

lunedì 5 dicembre 2011

venerdì 2 dicembre 2011

Cinquantanovesimo giorno, un dossier che neanche Wikileaks

Al riposo una bambina mi presenta il suo dossier sulla nostra scuola. Una decina di pagine con fotografie a colori con tutto lo schifo più schifo nel quale viviamo: le porte scrostate, i gabinetti sporchi, i banchi rotti, le immondizie in cortile, fazzolettini sporchi di sangue, lavandini rotti, le cataste di banchi e sedie rotte... Le foto hanno un circoletto a penna rossa sui particolari incriminati e un sobrio commento a lato. Hanno partecipato al dossier cinque alunni della classe. 
Sono al contempo contenta e imbarazzata. Contenta perché il discorso fatto a inizio anno sul dovere che abbiamo di tenere bene la nostra scuola e di fare il possibile per migliorarla ha dato, evidentemente, i suoi frutti: da soli hanno organizzato un'inchiesta documentata di denuncia. Contenta perché la promotrice entusiasta e combattiva di tutta l'iniziativa è una bambina della quale mi preoccupava molto l'atteggiamento cupo; che sia riuscita a incanalare la sua predisposizione a vedere il brutto delle cose a scopi costruttivi mi fa veramente molto piacere. Se anche non si arriverà a nessun risultato, di sicuro questa esperienza avrà fatto un gran bene a lei e alle sue amiche: è stata una grande occasione di crescita e maturazione.
Ma sono anche imbarazzata: ho acceso una miccia e adesso la bomba scoppia. Le bambine vogliono portare il dossier al Preside. Vi immaginate... già io e la collega siamo le rivoluzionarie della scuola, quelle che in collegio docenti tirano fuori l'argomento delle pulizie, della sicurezza, della necessità di chiamare i supplenti, quelle che citano leggi e che protestano, vi immaginate se dalla nostra classe arrivasse anche un dossier di questo tipo. Come minimo ci becchiamo una strigliata e la solita risposta "Ma io le so queste cose, ma credete che non le sappia? Ma non ci sono soldi, come ve lo devo dire?!". I risultati dell'operazione sarebbero tutti negativi, per noi e per le bambine, che otterrebbero la loro prima sonora stroncata al loro primo sincero tentativo di occuparsi della cosa pubblica (abbiamo fatto la democrazia in storia!).
Alle 4 entra a parlarmi la mamma dell'organizzatrice del dossier. Spiego che condivido e apprezzo, e che io e la collega siamo da anni impegnate in questa direzione, purtroppo con scarsissimi risultati. Mentre le parlo mi viene in mente un'idea: coinvolgere i genitori del Consiglio d'Istituto. 
Per prendersi cura della cosa pubblica occorre essere uniti e partecipare tutti.

giovedì 1 dicembre 2011

Colori di dicembre

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Cinquantottesimo giorno: primo dicembre.

Anche quest'anno è arrivato dicembre. Proverò a illustrarvi che cosa vuol dire questo in una scuola elementare.
- Colleghe in cortile che ritagliano stelline su cartoncini gialli
- Colleghe che litigano in riunione per accaparrarsi l'uso dell'aula magna
- Corridoi nei quali risuonano canti natalizi in italiano e in inglese
- Sfondi cartonati dipinti con caminetti accesi o montagne innevate
- Classi che vanno a caccia di banchi orfani da portare in aula magna a scopo scenografia
- Colleghe che stabiliscono sfondi e musiche per recite
- Genitori che si organizzano per preparare rinfreschi
- Colleghe che improvvisano una danza per "Jingle Bells rock" in corridoio (se volete farvi un karaoke casalingo cliccate qui)
- Io che (ri)lavo le finestre e attacco fiocchi di neve argentati per fare una sorpresa ai bambini
- Io che mi schizzo il viso con la tempera rossa e mi riduco le mani multicolor
- Io che resto in classe una mezz'ora in più a cercare di mettere in ordine il disastro che abbiamo fatto

E' ufficiale: anche quest'anno arriverà il Natale... i folletti sono già al lavoro!

mercoledì 30 novembre 2011

Cinquantasettesimo giorno, quinta ora: filosofia

Abbiamo finito di fare le pagine previste dal nostro libro di storia sui Greci. Sono rimasta sconvolta dal fatto che sulla cultura greca fosse prevista solo una paginetta. Forse il trauma è legato al fatto che ho frequentato il liceo classico e che devo ancora pensare che a qualche cosa debba servirmi nella vita. Fatto sta che il nostro libro riserva alla filosofia tre misere righe, nelle quali si dice che filosofi importanti furono Platone e Aristotele e che la filosofia si pone domande sul senso della vita, la libertà, la democrazia. Ma vi pare che i bambini possano capire che cosa era ed è la filosofia se non diciamo nient'altro, se non proviamo a farli ragionare da filosofi? 
Qualche mese fa ho avuto la fortuna di incontrare in libreria il bellissimo "Il mio primo libro di filosofia" (vd. qui) Naturalmente non ho resistito e l'ho comprato. Oggi è venuto il momento di usarlo e ho letto la prima storia dove il protagonista, un bambino dell'antica Grecia di nome Spallone, incontra un vecchio (Platone) che gli svela il famoso mito della caverna (se non lo conosci ti consiglio di leggerlo, o almeno di leggere qui). Il raccontino è scritto in modo appassionante e divertente e mi ha dato un ottimo pretesto per una lettura fortemente teatrale. Tutti concentrati a seguire la lettura. Alla fine della lettura domande e riflessioni scaturite dalle loro fervide testoline:
- Ma se uno scopre la verità ma poi nessuno gli crede che cosa glie ne importa?
- Vale la pena scoprire la verità per la propria soddisfazione personale, anche se nessuno ti crede?
- Invece di cercare di raccontare a tutti quello che aveva visto fuori dalla caverna il giovane che era uscito perché non ha cominciato dalle persone alle quali voleva bene o dai suoi amici? Magari gli avrebbero creduto
- Vale la pena superare le proprie paure per potersi dire di averlo fatto?
- Chi si accontenta di guardare le ombre non sa che cosa si perde, ma si perde un sacco di cose belle
- E' importante provare a comunicare agli altri una verità positiva, ma se poi non ti credono bisogna costringerli?
- Che cosa è che ha convinto il ragazzo a spezzare le catene e uscire dalla caverna?
...
A me pare che le elementari siano proprio il luogo giusto dove cominciare a fare filosofia. Senza contare il fatto che la maestra di italiano che è in me gongolava per come alcuni erano in grado di sostenere la propria tesi con lucide argomentazioni filosofiche. 
Alla faccia degli striminziti testi argomentativi che ci propone il nostro libro di lettura. Oggi siamo filosofi, noi. 

martedì 29 novembre 2011

Cinquantaseiesimo giorno

Succede alle maestre di perdere le parole.
Succede alle maestre di ingoiare talmente tanti errori
da scrivere in una correzione una è senza l'accento
Succede alle maestre di non riuscire più a scrivere
nemmeno nome e cognome.

lunedì 28 novembre 2011

Cinquantacinquesimo giorno, sotto mentite spoglie

Oggi comunico alla mia classe il piano di attacco delle prossime settimane prima delle vacanze. Spiego che andremo più calmi con la grammatica e dedicheremo più tempo alla scrittura e alla lettura, che ci occuperemo dell'allestimento della recita di Natale e delle cartoline dipinte con le tempere da regalare ai genitori. Illustro le date delle prossime verifiche e le modalità. Annuncio che, diversamente dal solito, la prossima verifica di storia sarà a risposta multipla. Quest'ultima notizia desta stupore, meraviglia e qualche protesta: "Che cosa nei hai fatto della nostra maestra? Confessa, non sei tu! Ridacci la nostra maestra!"

venerdì 25 novembre 2011

Cinquantaquattresimo giorno, non c'è da scherzare

Avrei voluto farvi ridere. Avevo già pronta la battuta, fresca fresca, presa da un "errore creativo" del dettato fatto oggi. 
Ma non ho più voglia di scherzare. Ho visto una collega con le lacrime agli occhi: teme che un suo alunno venga picchiato a casa. 
I nuovi Istituti comprensivi devono "accogliere" 1000 alunni, se guardiamo alle statistiche qualche decina di loro dovrebbe essere oggetto di violenza domestica. Quante sono le segnalazioni e le denunce che provengono dalle scuole?
Ci sono già passata. All'inizio vedi solo che le cose non vanno bene, ma non riesci a capire le cause; poi inizi ad avere dei sospetti. Allora alzi la guardia e cominci a documentare e annotare tutto quello che vedi. Inizi a scrivere delle relazioni, a fare riunioni e incontri. Poi c'è un episodio per il quale ti sembra che la misura sia oramai colma. Spesso colleghi e superiori ti danno dell'esagerato, dell'allarmista. Mi correggo: non spesso, sempre. In tutte le storie che ho sentito raccontare è stato così: un insegnante accusato di allarmismo, gli altri che dicono "vediamo, aspettiamo". Aspettiamo cosa? Che questo bambino soffra di più? Aspettiamo perché? La risposta è di solito niente altro che la paura: aspettiamo di essere sicuri al 100%, perché altrimenti la famiglia ci può denunciare.
Vi ho già raccontato in privacy come la società contemporanea veda i bambini come proprietà privata dei genitori: li censurano, mettono in vendita la loro immagine a scopi pubblicitari, li picchiano. Questo potere dei genitori si riflette anche su presidi e insegnanti che vivono nel terrore delle denunce. A scuola le lettere degli avvocati arrivano in più occasioni e molto spesso per motivi veramente futili.
Ma il nostro primo pensiero non dovrebbe essere il bene dei bambini? 
Avevano ragione le femministe: "il privato è pubblico". Quando avremo le "bambiniste"? Quando la mancata segnalazione di un sospetto di violenza su minore verrà considerata alla stregua di un'omissione di soccorso?

giovedì 24 novembre 2011

Cinquantatreesimo giorno, all'Opera!

Questo è un gran bel progetto: Opera Domani, gli spettacoli sono molto belli e curati, i bambini studiano le melodie con grande entusiasmo e a teatro partecipano e si divertono. Se siete insegnanti e se si può fare nella vostra città ve lo consiglio caldamente!

mercoledì 23 novembre 2011

Cinquantaduesimo giorno, una questione di metodo

La notizia del giorno è: finalmente ho finito di correggere le verifiche di storia!
E tranne in tre casi sono andate proprio bene.
Non finisce di sorprendermi l'entusiasmo che hanno i bambini (e anche i genitori) per come facciamo storia. Ci sono quelli che vorrebbero fare storia tutti i giorni, ci sono i genitori che mi ringraziano, ci sono bambini che hanno già deciso che faranno gli storici.
Storia non è la materia che preferisco insegnare, prima di tutto perché mi sento molto ignorante, e poi perché sono consapevole di non dedicare abbastanza tempo allo studio e all'approfondimento dei contenuti e dei metodi. C'è una sproporzione enorme tra le ore che dedico a prepararmi per le lezioni di italiano e i minuti che dedico a quelle di storia.
In realtà a me pare di fare un lavoro molto semplice e lineare: leggiamo dal libro, commentiamo assieme e facciamo paragoni e confronti, per casa fanno ogni volta o un riassunto o uno schema di quanto letto, poi facciamo un ripassone finale e poi la verifica con domande aperte. Le uniche "novità" che ho inserito sono: il gioco del convegno, del quale vi ho già scritto, e un lavoro sulle domande. A quanto pare basta questo per suscitare l'entusiasmo.
Il lavoro sulle domande è cominciato lo scorso anno. Prima abbiamo lavorato sulla necessità di capire quali sono le informazioni principali di un testo, poi sulla schematizzazione e sul passaggio da schema a riassunto. Poi ho pensato che dovessero imparare a prevedere le domande che, in qualsiasi situazione di valutazione, un insegnante può fare a partire da un testo. Volevo che iniziassero a capire il meccanismo in modo tale da poter anticipare, nello studio, quanto sarebbe poi stato richiesto dall'insegnante. Volevo che la verifica e l'interrogazione o, quando saranno più grandi, gli esami non risultassero ai loro occhi come qualche cosa di misterioso e imponderabile, ma come qualche cosa di prevedibile e progettabile, almeno a grandi linee. Dopo aver letto una pagina di storia ci chiedevamo quindi: quali domande si possono tirare fuori da questa pagina? Che cosa si può chiedere a una persona che ha letto questo? Abbiamo lavorato assieme sulle domande qualche mese. Prima delle verifiche, nel fare il ripasso generale, loro andavano a caccia delle possibili domande della verifica e poi le discutevamo assieme: quelle troppo chiuse, quello troppo ambigue, quelle troppo generali venivano scartate e restavano le domande più corrette. Ci sono state quindi delle verifiche per le quali loro sapevano già in anticipo (di 1 o 2 giorni) le domande che sarebbero state fatte. Quando il meccanismo è stato compreso da tutti, ho cominciato a dare le domande solo come esercizio a casa. Li ho avvisati che oramai erano diventati bravi e che quindi non le avrei più esplicitate prima della verifica: visto che avevano imparato potevamo aggiungere una difficoltà all'esercizio. Naturalmente si sono lamentati, ma la cosa ha funzionato (e funziona ancora).
Ho sentito molto spesso nella mia vita di studente o di insegnante altri insegnanti annunciare "Non sa studiare", "Non ha metodo di studio". Il regalo che voglio fare ai miei bambini è quello di cercare di garantire loro un futuro senza queste osservazioni.

martedì 22 novembre 2011

Cinquantunesimo giorno, piccoli grammatici crescono

Michele spiega con chiarezza ai compagni la differenza tra tempo cronologico e tempo grammaticale.
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lunedì 21 novembre 2011

Cinquantesimo giorno, che soddisfazione!

Lei ha qualche difficoltà nello studio, è stata visitata da alcuni specialisti ma non hanno saputo spiegare che cosa c'è che le rende così difficile imparare. Lei è sempre allegra e sorridente, anche quando fa molta fatica o prende un voto un po' bassino. E' forte e determinata: la volta dopo studia ancora.
Oggi si è avvicinata alla cattedra: "Maestra, hai corretto la mia verifica di storia? Come è andata?"
Io l'ho presa per le spalle e l'ho guardata dritta negli occhi: "Sì, l'ho corretta. E volevo proprio dirti che sei stata BRA-VIS-SI-MA!"
Io sono felice, oggi, di aver potuto scrivere sulla sua verifica di storia: "Bravissima! Hai studiato veramente bene! 8/9" accanto al disegno di una bella faccina sorridente.
Lei si è allontanata, oggi, in una nuvola di gioia.

venerdì 18 novembre 2011

Quarantanovesimo giorno, è permesso?

Oggi ho preso un giorno di permesso. 
Devo partire per andare a frequentare un seminario di scrittura creativa. Non ho osato prendere un permesso per aggiornamento (eppure insegno scrittura!), perché non volevo discussioni, perché non volevo che fosse messa in dubbio la mia onestà, perché non volevo che fosse messa in forse la mia partecipazione. Perché non accetto che si cerchi di farmi sentire in colpa se per studiare, raccontare ad altri insegnanti come lavoro o tenere lezioni o conferenze devo (raramente) non presentarmi in classe. Se facessi sport avrei diritto a un sacco di permessi per partecipare alle gare, mi chiedo perché, visto che ho scelto di studiare, devo sempre inventarmi degli escamotage (e provare anche un certo senso di vergogna) se voglio andare a un convegno o seguire un corso.
Sono convinta che per fare bene questo lavoro sia fondamentale non smettere mai di essere curiosi. Prima di tutto curiosi riguardo a quello che hanno da farci scoprire i nostri alunni, ma anche curiosi di continuare a studiare, sapere come in altri luoghi e in altri momenti altri maestri hanno insegnato, condividere, scambiare, discutere esperienze. L'insegnante che vive i suoi 200 giorni di scuola esclusivamente in classe e non legge, non ascolta, non discute, fa un torto alla sua professionalità e priva i suoi alunni di meravigliosi arricchimenti.
Ho preso un giorno di permesso di famiglia, uno sui tre che mi sono concessi. Ho preso un giorno di permesso per poter passare il fine settimana a scrivere. 
Certo: lo faccio per me stessa, ma sono convinta che sarà un'esperienza che mi arricchirà. Non sarà difficile trovare il modo di condividerla con i miei bambini. 

giovedì 17 novembre 2011

Quarantottesimo giorno, una lacrima a sorpresa

Immaginate 100 bambini in un'aula magna. Immaginate che stiano facendo le prove per partecipare a uno spettacolo sul "Nabucco" di Verdi. Una maestra diplomata in conservatorio li dirige. Immaginate che cantino con entusiasmo e partecipazione qualche aria, compreso il "Va'pensiero". 
Immaginate che alla fine cantino l'inno italiano. Immaginate di sentire per la prima volta l'inno del vostro Paese cantato senza retorica, senza politica, senza militarismo, senza agonismo sportivo, senza nazionalismo. 
Immaginate, mentre il vostro Paese allo sfascio insegue un'esile speranza di riscatto, di sentire 100 bambini che cantano, sereni e convinti:

Noi fummo da secoli
calpesti e derisi
perché non siam popolo
perché siam divisi
Raccolgaci un'unica
bandiera una speme
di fonderci insieme
già l'ora suonò.

Non mi sono mai sentita patriottica, ma oggi mi sono commossa.

mercoledì 16 novembre 2011

Oggi ho ricevuto in regalo due rane brillantinate

Rana Arlecchino
Dendrobate Pigmeo

Quarantasettesimo giorno, un salto di qualità

Mi si avvicina in un momento di confusione, mentre ci stiamo preparando per andare a pranzo: "Maestra, tu vuoi che la nostra scuola diventi più bella?", "Certamente!" rispondo senza esitazione. Lei e le sue amiche continuano: "Ecco noi abbiamo pensato di fare delle foto a tutte le cose che non ci vanno bene in questa scuola, tipo i bagni, i pavimenti sporchi, i banchi troppo bassi, le porte rovinate... poi facciamo un album e lo mostriamo al Sindaco. Poi lui viene a scuola a vedere che cosa c'è che non va e fa mettere tutto a posto!"
Oggi le mie bambine sono passate in un lampo dalla raccolta degli stickers al reportage!

martedì 15 novembre 2011

Mobiles

Arte
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Quarantaseiesimo giorno, sculture grammaticali

Oggi ripassiamo le preposizioni. Tutti già sanno che ci sono le preposizioni semplici e quelle articolate e sanno riconoscerle. Faccio quindi un piccolo approfondimento sulle preposizioni improprie, avvertendo che si tratta di un argomento che presento solo per loro cultura personale. Se parliamo di preposizioni improprie abbiamo bisogno di trovare un sistema facile per distinguerle dagli avverbi.
Davanti a me sono appesi i nostri mobiles (vd. da farsi), che mi forniscono proprio la visualizzazione di quello che sto spiegando. Le preposizioni servono a collegare, e se le togliamo la frase cade, sono proprio come i fili dei nostri mobiles. Gli avverbi invece danno delle spiegazioni, dei colori in più, quindi sono come i cartoncini appesi ai fili: anche se li togliamo il mobile resta intero.
Uno dei più svelti chiede: "E allora i bastoncini che cosa sono?"
"I verbi, senza i verbi non posso neppure costruire la frase".
Vedo la sua espressione soddisfatta: "Giusto! E' vero!"

Una volta di più mi convinco che grammatica e fantasia possono andare a braccetto. Grazie Calder!

lunedì 14 novembre 2011

Quarantacinquesimo giorno, volano a sorpresa fenicotteri rosa

Correggo la seconda verifica di storia. Questa volta, grazie a un prezioso suggerimento, mi sono fatta un po' più furba: ho preparato 20 domande, che coprono tutto il programma da studiare, ma poi le ho divise in due verifiche distinte che ho distribuito in maniera alternata. La verifica A e la verifica B contengono anche due domande aperte uguali. Ci sono molti vantaggi: devono comunque studiare tutto il programma previsto ma si stancano meno a svolgere la verifica perché ci sono meno domande, e, last but not least, la correzione è poi meno lunga e noiosa.
Tutto ciò non mi mette al riparo da sorprese imprevedibili come questa:
"La fauna dei Greci popolava animali come: gabbiani, testuggini, fenicotteri rosa pesci e le api facevano il miele".
Oppure questa:
D.: "Perché è così importante studiare la civiltà greca?"
R.: "studiare è importante perchè cosi i nostri genitori sono fieri di noi."

venerdì 11 novembre 2011

Quarantaquattresimo giorno, sulle tracce di Calder

Oggi ho deciso di dedicare 3 ore alla preparazione dei mobiles su imitazione di quelli di Calder. (Vd post da farsi).
Preparazione teorica ieri: ho chiesto in prestito l'aula con la LIM e ho fatto vedere un video e varie foto da google delle sculture mobili. Ne sono rimasti entusiasti.
Questa mattina alle 8 si parte quindi con i progetti. Presento i materiali e le regole per assemblarli. Nella prima ora discutiamo sulle tecniche e ciascuno disegna un progetto di quello che vorrebbe realizzare e prova a colorarlo. Dopo l'ora di religione ci mettiamo all'opera: spiedini di bamboo da colorare con tempere in colori primari, forme da ritagliare nel cartoncino e forare, fili colorati da legare ai bastoncini in equilibrio.
Vi dico subito che il lavoro è abbastanza complesso. Anche se sono in V hanno avuto difficoltà a progettare un oggetto poi realizzabile... i loro disegni andavano spesso contro le leggi della fisica! Fare i nodini sui bastoncini poi è abbastanza difficile e non tutti capiscono alla prima o alla seconda (o alla terza...) spiegazione.
In tre ore  non siamo riusciti a finire tutti i mobiles (siamo in 25!), però ogni sculturina mobile e colorata che veniva finalmente appesa sopra le loro teste riceveva un calorosissimo e spontaneo applauso!

giovedì 10 novembre 2011

Quarantatreesimo giorno, falsi invalidi

"Maestra, perché dobbiamo fare le prove degli invalidi?"
Questa me l'ha raccontata una collega, ma la trovo stupenda!

Ps per chi non è del mestiere: in seconda e quinta si fanno dei test di valutazione nazionali, preparati da un istituto che si chiama Invalsi, perciò si parla comunemente di prove Invalsi.
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mercoledì 9 novembre 2011

Quarantaduesimo giorno

Questa sera non ce la faccio a raccontarvi proprio nulla. Ho già scritto due post che ho già cestinato.
Sono stata a scuola fino alle 18.40.
Alle 18.41 probabilmente il mio cervello è andato in pappa.
Buonanotte

Da farsi

Devo assolutamente provare a fare questo! E' bellissimo!
mobile Calder
altra versione in inglese

martedì 8 novembre 2011

Quarantunesimo giorno, informatica

Le ricerche di storia continuano oggi in laboratorio di informatica. Partiamo da wikipedia, a ciascuno spiego da quale parola-chiave partire e come restringere la ricerca.
Diego è appassionato di matematica, al convegno dello scorso anno ci ha spiegato il modo in cui gli Egizi facevano le somme e le sottrazioni. Quest' anno sta studiando Pitagora!
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Libri di storia

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lunedì 7 novembre 2011

Quarantesimo giorno, un mondo alla rovescia: studio volontario e riposo obbligatorio!

Oggi non ho nessuna supplenza nella mia ora a disposizione, ne approfitto per andare in biblioteca a prendere un po' di libri per le nostre relazioni di storia, da usare prossimamente. Oggi ho previsto di fare lettura. Poi torno in classe con il mio malloppo e mi metto a leggere alcune fotocopie. Intanto loro sono in palestra con la collega, tornano. "Che cosa fai maestra?" "Studio!". Una bambina si gira verso gli altri: "La maestra studia!"
La giornata è grigia, ma tutto sommato dopo pranzo si potrebbe anche stare un po' in cortile: non fa freddo.
Qualcuno si accorge della pila di libri sui Greci che ho depositato sulla cattedra.
"Maestra, andiamo in cortile dopo pranzo?", "Sì, vediamo se non è troppo umido..."
"Oh, noooo! Vogliamo restare in classe! Vogliamo guardare i libri di storia e iniziare a fare le ricerche!"
Mi fermo a riflettere: mi stanno chiedendo di non fare il riposo per poter cominciare a fare le ricerche di storia?! Rinunciano volontariamente alla ricreazione per studiare?! Aiuto! Forse ho creato dei mostri!
Naturalmente nel frattempo c'è un altro gruppo che chiede di prendere i palloni per andare in cortile.
Decido che una maestra non può negare lo studio a chi lo richiede e stabilisco quindi di fare in questo modo: dopo il pranzo torniamo in classe, ma ci saranno 20 minuti di riposo obbligatorio, nel quale sarà vietato guardare i libri sui Greci. Al suono della campanella si potranno andare a vedere i libri. 
Pochi secondi dopo la campanella delle 14 sono già assiepati attorno alla cattedra per gettarsi a capofitto nei libri. Alcune bambine mi chiedono di organizzare in corridoio un tavolo studio per il gruppo sugli dei, in modo da avere più silenzio e non essere distratte dagli altri gruppi di studio. Sfogliamo i libri e prepariamo le fotocopie divise per argomenti per ciascuna ricerca. 
Il pomeriggio non è andato secondo i miei programmi, ma secondo i loro. 
Ma d'altra parte quando c'è il desiderio di sapere si impara molto di più! Come non sfruttare una simile occasione?

venerdì 4 novembre 2011

Trentanovesimo giorno, comitato scientifico al lavoro. Ovvero come rendere divertenti le ricerche.

Oggi cominciamo a organizzare il nostro "Secondo convegno di storia antica", che si terrà il 14 gennaio 2012 e riguarderà la Grecia antica. Il "Primo convegno di storia antica" si è tenuto lo scorso anno sul tema della civiltà egizia. Abbiamo anche in programma l'organizzazione del "Terzo convegno di storia antica" sui Romani per il secondo quadrimestre.
L'organizzazione del convegno è molto lunga e complessa, quindi è necessario cominciare con largo anticipo. Occorre prendere un argomento sufficientemente ampio da poter garantire 25 interventi; si comunica alla classe l'argomento del convegno e si chiede di presentare una proposta per l'argomento della relazione individuale entro una certa data. In quella data si discutono con tutta la classe le proposte di interventi, in modo tale da eliminare sovraffollamenti su determinati argomenti e vuoti su altri. 
Oggi era quella attesissima data. Erano giorni che mi chiedevano di poter comunicare l'argomento scelto. Ciascuno sceglie l'argomento in piena libertà, solo nel caso in cui troppi relatori abbiano scelto lo stesso argomento si invita il gruppetto a ripensare e scegliere qualche alternativa. Oggi ho avuto qualche problemino con gli dei: sei relatori volevano parlarmi di questo o quel dio greco. Argomento affascinante, ma dedicare un quarto del convegno alla religione greca ci è sembrato eccessivo. Abbiamo concordato sul fatto che bisogna arrivare a tre interventi sugli dei, per equilibrare un po' le cose. Per il resto gli argomenti sono ben divisi, il gruppo più numeroso è quello dei relatori che hanno deciso di dedicarsi all'arte, ma dovendo parlare di scultura, di architettura, di pittura e di teatro, tre relatrici ci sono sembrate opportune.
Il lavoro poi continua così. Assegnati gli argomenti si raccolgono materiali dalla biblioteca scolastica, dalle biblioteche di casa, da internet in aula di informatica. Poi si mettono tutti i materiali in comune in classe, in modo tale che ciascuno possa trovare più fonti per il proprio argomento. Ciascuno si fa le fotocopie o le stampe di quanto può essere utile per la sua ricerca e poi procede con la progettazione e la stesura secondo uno schema (già preparato lo scorso anno, che vi posterò sotto forma di "Ricetta per scrivere una relazione"). Sia il progetto di intervento che l'intervento scritto vengono revisionati da me. I relatori hanno la possibilità di chiedere il giorno prima di fotocopiare del materiale da distribuire. Occorre tenere conto che il tempo per l'esposizione è di 5-7 min. a testa. Una volta approvato il testo dell'intervento e corretto, ci si può preparare per l'esposizione orale, tenendo presente un altro schema usato lo scorso anno (vi posterò "Ricetta per l'esposizione orale"). 
Il convegno dura un'intera mattinata e ha le caratteristiche del gioco di ruolo, per cui dal momento in cui io annuncio l'apertura del convegno finché non annuncio la chiusura dei lavori tutti i bambini diventano dei relatori e diventano il pubblico del convegno. Io faccio da moderatore. Il convegno è organizzato in sessioni tematiche ed è possibile fare domande ai relatori solo alla fine di ciascuna sessione. In aula viene preparato un tavolo per i relatori (con tanto di bottigliette d'acqua, bicchieri di plastica e finto microfono) e chi non è chiamato ad intervenire resta a fare il pubblico aspettando il suo turno. Naturalmente non esiste il riposo e non si tiene conto delle campanelle: è previsto il coffee break secondo secondo orari e tempi stabiliti in base alle esigenze del convegno. Ai relatori si chiede di esporre il loro intervento al pubblico senza leggerlo dal testo scritto, ma potendo leggere eventuali citazioni, utilizzare la lavagna o altri supporti visivi. Il moderatore presenta uno ad uno i relatori chiedendo da quale università provengono e di che cosa sono esperti. Si tratta di un convegno internazionale, quindi i nostri relatori provengono da tutte le parti del mondo. Alla fine di ogni sessione ci sono le domande del pubblico e alla fine di tutti gli interventi la chiusura dei lavori. Quando il convegno viene dichiarato chiuso, i relatori tornano ad essere bambini e il moderatore torna ad essere la maestra, quindi si parte con i commenti su come è andata l'esperienza.
Ecco i commenti più significativi dello scorso anno: "Maestra è stato bellissimo! Quando lo rifacciamo?", "Mi dispiace che mi sono emozionato un po' troppo...", "Mi dispiace che non sono riuscito a stare perfettamente dentro i minuti... La prossima volta devo stare più attento".
Posso garantirvi che è stato uno dei convegni più seri ai quali io abbia partecipato: relatori preparatissimi e un pubblico attento che poneva questioni intelligenti. 
D'altro canto avevamo tra di noi le migliori menti delle università di Oxford, Parigi, New York, Il Cairo, Roma, Berlino e molte altre! Abbiamo grosse aspettative per questa seconda edizione. 
Dove lo trovate un convegno così?

giovedì 3 novembre 2011

Pennelli miei

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Trentottesimo giorno, arte


Avverto un leggero senso di colpa ma non ce la posso proprio fare, non posso proprio pensare di seguire un programma di "Educazione all'immagine", deve essere un momento in cui posso dare spazio anche alla mia creatività, oltre che a quella dei bambini. Mi faccio guidare da due "regole": non annoiarsi e sperimentare modi diversi di fare arte. Quest'anno abbiamo già fatto copie di quadri famosi (con il gioco "pesca la carta"), illusioni ottiche con ombre e cartoncini colorati, collage con i materiali più vari, finestrelle di cartoncino e carta velina. Per Natale ho pensato di far preparare delle cartoline di auguri, diciamo quattro cartoline per ogni bambino. Vorrei farle fare con le tempere, quindi dobbiamo cominciare tra poco.
L'anno scorso ho chiesto dei pennelli per dipingere con acrilici un pannello che poi abbiamo attaccato alla porta: la copia di un quadro di Hudertwasser. Mi sono arrivati pennelli di cattiva qualità che dopo uno o due utilizzi incominciavano ad essere tutti spampanati, con peli più lunghi che uscivano da tutte le parti.
Tocchiamo una questione spinosa: i soldi che i genitori spendono per mandare i figli a scuola. Ma affrontiamo la questione con sincerità. Abbiamo una vaga idea del tenore economico delle famiglie della nostra classe, sappiamo quelle che sono le famiglie veramente in difficoltà perché hanno diritto alla mensa gratuita e all'abbonamento dell'autobus. Concordo con il fatto che per queste famiglie la spesa per il materiale scolastico può essere un problema reale, bisognerebbe andare loro incontro, quando necessario, o con fondi della scuola o semplicemente dividendo le spese totali tra quanti possono sostenerle (se anche 23 famiglie pagano materiale per 25 bambini non credo sia una tragedia, anzi una piccola lezione di solidarietà). Guardiamo ora a tutti gli altri, quelli che hanno cellulari che costano quanto il mio, videogiochi che costano più del mio orologio  e via dicendo, ecco non riesco proprio a capire perché i genitori quando si tratta di spendere per la scuola puntano al minimo. Anni fa mi sono arrivate a volte confezioni da 70 pennarelli comprate in supermercato, pennarelli che dopo una settimana era già asciutti, con delle punte dure che colorare con i sassi dà più soddisfazione. Ma dico, tuo figlio non se li merita i Giotto? Hai mai provato a colorare con un pennarello secco di supermercato o con uno Stabilo?  
Dipingere a pennello non è facile, bisogna essere precisi, avere la mano ferma, non trascinare il polso e la manica sul colore appena steso, se in più metti nelle loro inesperte manine pennelli spettinati che soddisfazione potranno avere?
Eppure ci caschiamo anche noi insegnanti. Sono andata a farmi fare un preventivo nel negozio dove mi rifornisco e ho chiesto due pennelli della marca che uso io, uno piatto misura media e uno a punta misura piccola, verrebbero a costare 4,30 euro a bambino, poi ci sarebbero i cartoncini per le cartoline, i colori e lo spray fissativo... man mano che il preventivo prendeva forma mi crescevano i sensi di colpa, eh no, non posso chiedere così tanto, eh, mi faranno storie, mi dicevo...
Quanto spendereste per far creare ai vostri figli 4 cartoline natalizie usando materiale di qualità?
Quanti soldi dareste per far partecipare vostro figlio a un qualsiasi corso di "decorazioni natalizie" fuori scuola?

mercoledì 2 novembre 2011

Trentasettesimo giorno, sorrido.

Una collega di seconda mi racconta in cortile che ho fatto colpo su un bambino della sua classe. Cerco di ripescare nella memoria se sono andata a fare supplenza in quella seconda, ma non mi pare. La collega conferma: non ho fatto supplenza, sono solo andata a chiederle una cosa un giorno, e quando sono uscita questo bambino si è alzato ed è andato a dire alla sua maestra: "Maestra, questa maestra che è uscita è bellissima!"
Vi assicuro che non sono né mi sento bellissima... 
Forse quel bambino ha capito che sono Cappuccetto Rosso!

martedì 1 novembre 2011

Dolcetti

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Trentaseiesimo giorno, scherzetto!

Lunedì 31 lavoro il pomeriggio, per fortuna nessuna supplenza alla prima ora, posso dedicarmi alle correzioni e alla preparazione delle domande per la prossima verifica di storia (i Greci!). Poi scendiamo a mangiare la nostra zuppa di lenticchie (vi lascio immaginare l'entusiasmo dei bambini) e tutti fuori in cortile: la giornata è bella e calda, quasi primaverile, solo i nostri alberi gialli ci ricordano in che stagione siamo. Passa una bambina con block notes e pennarello: "Maestra, in che via abiti?" Rispondo con il mio indirizzo. Dopo un po' passa un'altra con la stessa domanda, e specifica: "Gli altri non vogliono dirmelo!" Ripeto il mio indirizzo: via Querciagrande 8. Penso che forse hanno intenzione di spedirmi qualche cartolina o biglietto...
Altre volte mi hanno chiesto il numero di telefono e quello di cellulare, un po' timidamente ma di solito ho acconsentito, devo dire che non mi hanno mai telefonato. 
Anni fa ho invece potuto constatare che è molto pericoloso dare il numero di cellulare alla rappresentante di classe: sono stata chiamata il 14 agosto mentre mi trovavo in aeroporto per un volo internazionale. La domanda urgentissima e improcrastinabile era: "Possiamo comprare un altro vocabolario anziché quello consigliato da lei? Sa, ce ne sono altri che costano di meno!". Nei seguenti 10 minuti di telefonata ho spiegato che no, non si poteva scegliere un buon vocabolario in base al prezzo di vendita e che sì, io li avevo guardati bene i vocabolari prima di dare i miei "consigli per gli acquisti" e avevo scelto quello, proprio quello, perché affidabile, completo, compatto e di facile consultazione per i bambini. 
Finito il riposo in cortile torniamo in classe, ci laviamo i denti e intanto continuano le domande strane: "Maestra ma tu questa sera sei a casa?", "Maestra ma non vai a nessuna festa?"... Finalmente ci arrivo: questa sera è Halloween, e visto che abito non troppo lontano dalla scuola vogliono venire a farmi "dolcetto o scherzetto". 
Molto bene, incomincio a pensare quale scherzetto preparare io per loro! Finite le lezioni, resto nella scuola vuota ancora un'oretta, mi sono portata delle cose che mi interessa leggere. Percorro il lungo corridoio vuoto sorridendo, mentre fuori è già buio. Prima tappa: il supermercato davanti a scuola dove faccio incetta di dolciumi. Il caso vuole che in fila alla cassa dopo di me ci sia la mamma di una bambina della mia classe. Qualche minuto di imbarazzato silenzio con lei che continua a fissare quello che ho depositato sul nastro trasportatore: stringhe di liquirizia, torroncini, spicchi alla frutta, fragoline ricoperte di zucchero, caramelle alla fragola. Credo che il suo primo pensiero sia stato "in che mani sono i nostri bambini! Ma che cosa mangia questa?!", poi si è ripresa, mi ha guardato e ha esclamato: "Ah Maestra, si prepara per Halloween!", "Certo" ho risposto "non mi farò cogliere impreparata!"
Con la borsa piena di dolcetti corro a casa: devo eliminare gli stendini dal salotto, mettere a posto il corridoio... non so a che ora arriveranno, ma so che è un sacco di tempo che propongono di venire a vedere casa mia, a mangiare a casa mia e cose di questo tipo, devono avere un'aspettativa altissima! Nascondo tutto il casino in camera da letto e preparo pronto il mio travestimento: mantello con cappuccio verde bosco lungo fino a terra e maschera verde. Dalle 7 in poi incomincio a pensare che possono arrivare in qualsiasi momento. Non mi metto i vestiti da casa e non so se cominciare a preparare la cena... alle 8 mi decido: posso anche cenare. Alle 8.30 mi telefona mio papà: "Allora come è andata? Sono arrivati i bambini?" rispondo delusa, penso che oramai non verranno più, penso che le mamme li abbiano convinti a non venire "per non disturbare", come si usa dire. A me invece dispiace, mi dispiace che il perbenismo delle mamme abbia preso il sopravvento sulla spontaneità dei bambini. E poi ho un mantello pronto, e un ciotolone strapieno di dolciumi e mi sarebbe piaciuto ricambiare lo scherzo e prenderli di sorpresa. Penso che questi sono tempi bui, in cui non si può più giocare, in cui tutti hanno timore di fare qualsiasi cosa. Porterò le caramelle a scuola, penso, e lascerò intendere che avevo pronto uno scherzo, che però non rivelerò mai...
Metto a posto la tavola e comincio a cambiarmi per mettere il pigiama, mi sdraio sul divano e suona il campanello! Sono già le 9 passate, non possono essere loro. Vado al citofono e sento delle vocine emozionate che gridano "Dolcetto o scherzettoooo???" Salgono tre streghette con tanto di trucco e cappello, alle quali apro tutta bardata nel mio mantello. Sorprese, ma non spaventate, entrano in salotto dove attingono a piene mani dalla ciotola dei dolciumi e riempiono il loro cestino a forma di teschio. Si guardano attorno: "Che caldo!" vicino alla stufa, "Guarda quanti libri!" fa una, "Certo, che cosa ti aspettavi? E' una maestra di italiano!" risponde l'altra. La mamma le aspetta in atrio e non voglio trattenerle, poi è bello che resti in loro ancora un po' di curiosità per come vivo nella vita vera, quando non sono la Maestra. "Ciao, ciao, ci vediamo presto!" Mi lasciano un bigliettino con scritto "Grazie! Buon Halloween" e corrono giù per i quattro piani di scale. 
Ringrazio mentalmente le tre mamme spiritose che hanno permesso alle loro figlie di giocare un po' con me!

lunedì 31 ottobre 2011

Ricetta del dettato con i punti, ovvero come far diventare gioco un esercizio di ortografia

IL DETTATO CON I PUNTI

Il dettato con i punti è un esercizio che ha i seguenti scopi:
- allenare l'ascolto e la concentrazione 
- riconoscere i suoni e tradurli nei corretti segni grafici 
- avere l'occasione di sentire e trascrivere un'ampia quantità di vocaboli 
- riscrivere più volte parole complesse 
- allenarsi al riconoscimento dei propri errori e all'autocorrezione 

Essendo un esercizio che riguarda la fonetica e l'ortografia, l'unico criterio per scegliere il testo da dettare è che si tratti di un testo interessante dal punto di vista del suono delle parole, per questo vanno benissimo le filastrocche, le poesie o i brani estratti da libri di letteratura (di solito molto attenti al ritmo della prosa). Io uso spesso gli incipit di grandi classici di letteratura per ragazzi. Naturalmente è possibile dettare qualsiasi testo, anche un qualunque articolo di giornale. Il suggerimento è comunque quello di non scegliere brani banali e poco stimolanti per il bambino.

Il dettato con i punti è strutturato come un gioco e quindi ha delle regole precise, che non possono essere modificate di volta in volta.

Per prima cosa occorre distinguere il tempo del gioco dal tempo al di fuori del gioco, per questo motivo c'è una formula per cominciare il gioco e una per chiuderlo. In classe di solito uso "Silenzio uno, silenzio due, silenzio tre" per cominciare e "Sospiro di sollievo" per terminare.

Regole:

Il testo viene letto tre volte dall'adulto e una volta dal bambino: l'adulto fa una prima lettura seguendo il senso del testo, in modo tale che il bambino possa conoscerne il contenuto prima della dettatura; la seconda lettura è la vera e propria dettatura, si detta articolando molto bene le singole parole e aspettando che il bambino abbia terminato di scrivere prima di passare alla parte successiva, si dettano anche la punteggiatura e gli eventuali "a capo" per i testi poetici; la terza lettura è la lettura di controllo, viene quindi fatta una lettura normale a senso ma con l'esplicitazione dei segni di punteggiatura. Dopo la terza lettura viene lasciato il tempo al bambino di rileggere silenziosamente da solo il proprio testo per verificare eventuali errori. 

Durante il gioco non si può fare nessun rumore inutile, alzarsi, alzare la mano, ripetere l'ultima parola del dettato o chiedere di ripetere, pena la perdita di un punto nel punteggio totale del dettato. 

Il gioco finisce alla fine della rilettura autonoma da parte del bambino e quando l'adulto dice una formula di conclusione, come ad es. "Sospiro di sollievo". 

Quando i bambini diventano sempre più bravi si possono aggiungere delle difficoltà: fare meno letture, dettare più velocemente, dettare testi più lunghi e difficili, dettare un testo all'inverso, fare un dettato di parole senza senso (in modo che possano concentrarsi solo su come trasporre i suoni in forma scritta) e qualsiasi cosa vi suggerisca la fantasia. L'importante è avere sempre un testo scritto di riferimento, che possa far fede in caso di controversia! Un'altra cosa importante: non trascurate mai la pronuncia mangiando le parole o accorciando e attaccando parole staccate: ricordatevi che è un esercizio e non una verifica, quindi lo scopo è imparare e non verificare quanto già sanno o non sanno. 

Correzioni e assegnazione dei punti

- L'adulto corregge il testo esclusivamente sottolineando per intero ciascuna parola sbagliata (e non solo il punto dove si trova l'errore, ad esempio in corrispondenza di una doppia mancante). 
- Il bambino riscrive le parole segnalate dall'adulto in basso o a lato del testo, cercando da solo la forma corretta. 
- Punteggio: il punteggio parte da 10, viene tolto un punto per ogni errore ortografico, tranne per gli errori su nomi propri stranieri che il bambino non ha mai visto scritti (es. Shakespeare, Beethoven...!), viene tolto un punto per ogni infrazione delle "regole del dettato con i punti" (domandare, interrompere ecc.) 

E' importante che l'adulto non suggerisca né durante il dettato né mentre corregge quale è la forma corretta, che deve essere trovata dal bambino. Solo dopo l'auto correzione del bambino, se ancora presente l'errore, l'adulto scrive la forma corretta e la fa ricopiare al bambino.

Ricordatevi di gratificare qualsiasi progresso del bambino, sottolineando nel vostro commento quanto è migliorato e quanto è stato bravo. Il bambino che "sta al gioco" è tre volte bravo: perché ha fatto sia un esercizio di attenzione (non si è alzato, non ha interrotto, non ha fatto domande, non ha chiesto di ripetere...), sia un esercizio di ascolto, sia un esercizio di ortografia. 
Bravo, bravo, bravo!

    Trentacinquesimo giorno, scrivere giocando

    Venerdì ho cominciato la giornata con il dettato con i punti, del quale vi ho già parlato, vi metto il link con la ricetta. Ci vuole un po' di impegno, ma i risultati sono garantiti. Potete farlo anche a casa, se vedete che vostro figlio continua a fare errori di ortografia che poi penalizzano inevitabilmente la sua produzione scritta. L'importante è non presentare la cosa come una punizione o come una tortura, ma come un gioco. Certo, con la classe il gioco funziona meglio, ma se a casa vi fate furbi scegliendo testi divertenti o assurdi da dettare allora potete riuscire a far diventare la cosa più interessante... Quest'anno ad esempio proverò anche a scrivermi un testo di non-parole (parole a caso senza significato ma con suoni verosimili nel nostro sistema linguistico, come ad esempio "martuneccia") voglio fare però un testo, con tanto di punteggiatura e rispettando la sintassi, volendo si possono mantenere desinenze sensate su parole insensate... vedremo, poi vi farò sapere!
    Comunque, tanto per non farvi pensare che faccio passare i venerdì ai miei bambini zitti e muti, vi racconto anche che alla fine del dettato abbiamo fatto una gara di testi. Sei gruppi di quattro bambini e questa consegna: "Avete 40 minuti per inventare una storia che abbia come protagonisti degli oggetti. Nella storia devono esserci almeno un dialogo e una descrizione. Quando suona la prima sveglia dovete aver finito la storia. Dopo ci sono 10 minuti di tempo da dedicare solo alla revisione e alla correzione, quindi suonerà un'altra sveglia e tutti consegneranno i fogli. Un rappresentante per ogni squadra leggerà il testo ad alta voce, i compagni (tranne quelli del gruppo) potranno dare un punteggio da 1 a 3 alla storia. Sommando i punteggi otterremo il gruppo vincitore della gara". Altra regola: io e la collega di sostegno potevamo rispondere solo "sì" o "no" alle loro eventuali domande.
    Ci sono stati 40 minuti di febbrile lavoro di gruppo, intanto noi maestre osservavamo la partecipazione dei singoli all'interno dei gruppi: solo una bambina era un po' poco collaborativa (su 24 non è male!) Poi erano tutti emozionatissimi nel leggere le storie davanti a una giuria concentratissima. Vi dico subito che noi abbiamo fatto il voto palese: al mio "tre" dovevano alzare la mano e indicare con le dita il punteggio assegnato. Questo sistema però non funzionava molto bene perché si facevano le ripicche: osservavano il punteggio assegnato al testo e, se era basso, appena ne avevano l'occasione lo ricambiavano... la prossima volta faccio segnare il punteggio segreto su un foglietto.
    I risultati? Tre racconti bellissimi, corretti e proprio originali e divertenti, uno così così e due un po' troppo caotici o scorretti. Oggi li correggo a penna e poi li riscriveranno: devono diventare tutti bei racconti, poi li illustreranno e li appenderemo.

    mercoledì 26 ottobre 2011

    Trentatreesimo giorno, bestioline da nutrire

    Oggi lavoro il pomeriggio, approfitto per usare la mattina per preparare in maniera scientifica le prossime lezioni di grammatica. 
    Ma mentre penso a come spiegare in maniera semplice i pronomi personali clitici mi attraversa la testa come un lampo il discorso che ho fatto ieri sulla fantasia: dar nutrimento alla bestiolina che ciascuno ha dentro di sé. Forse dovrei concentrarmi su questo oggi, e cominciare con il fare un regalo a quelle piccole bestioline maltrattate che abitano nei miei bambini, alimentate in gran parte con il cibo precotto, confezionato e a lunga scadenza della TV e dei videogiochi. Cerco del cibo sano e gustoso per le loro bestioline della fantasia... 
    Ecco pronto il mio regalo per oggi: otto strisce in due facciate del meraviglioso Calvin & Hobbes di Bill Watterson!
    Se lo conoscete sapete di che cosa parlo, se ancora non lo conoscete guardate qui Calvin e Hobbes sull'encicolpedia del fumetto e poi correte a comprarvi un albo della Comix di Watterson, anche le nostre bestioline meritano ancora nutrimento!

    P.S. Il fatto che l'argomento "fantasia" non sia compreso nel programma di nessuna materia e che io decida comunque di dedicargli (pronome atono!) del tempo è un problema di chi ha scritto i programmi, non un problema mio!
    Ok, se questo vi sconvolge le budella vi dirò che l'attività di oggi è "finalizzata all'ideazione, la progettazione e l'analisi di testi" oltre che all'"osservazione delle diverse tecniche di produzione di immagini". 
    Ora vi sentite più tranquilli? 

    martedì 25 ottobre 2011

    Trentaduesimo giorno, anche Rodari invecchia?

    Correggiamo assieme i compiti che ho dato per casa: bisognava continuare da soli una storia di Rodari. Oggi porto il finale originale della storia. Leggono le loro proposte, molte delle quali davvero divertenti e originali. Poi leggo il finale originale e chiedo: "Preferite le vostre storie o la storia originale?" e mi rispondono in coro "Le nooooostre!" Riusciamo ad individuare che questo accade perché pensano di aver avuto idee più originali.
    Mi sento ispirata e apro una piccola parentesi sulla fantasia. Spiego che la fantasia è un piccolo animaletto che vive in ciascuno di noi, se non lo nutriamo e non gli prestiamo ascolto diventa sempre più debole, così debole che non riusciamo a sentire la sua voce. La nostra mente allora non può fare altro che viaggiare su binari già segnati e raccontare storie già raccontate, fare disegni già visti. Se invece cominciamo a nutrire il nostro animaletto con cose che ci sorprendono, libri, film, viaggi, musei, persone, allora lui prenderà sempre più forza e riusciremo a sentire la sua voce. Spiego che per nutrire la fantasia dobbiamo provare a vedere le cose da un altro punto di vista, a rovesciare concetti che sono dati per scontati, per permettere alla nostra testa di costruire nuovi binari sui quali viaggiare.
    Si passa all'esercizio di scrittura: devono dividere un foglio in 8 parti uguali e inventare una storia da rappresentare in 8 vignette (solo disegni, vietate le parole!). Quando hanno finito, sul retro del foglio devono raccontare la stessa storia solo con le parole.
    Caterina ha raccontato la storia di un cane che porta a spasso il suo padrone. 
    Forse il discorso sulla fantasia ha dato nutrimento a qualche bestiolina.

    lunedì 24 ottobre 2011

    Trentunesimo giorno, comparsa.

    Oggi si va in gita.
    Sono ancora stanca degli impegni del fine settimana, è quindi con grande gioia che mi accodo ad una gita naturalistica organizzata dalla collega con il supporto di Guido la guida. Guido decide dove andare, come andare, quando fermarsi, che cosa spiegare, come farli camminare, quando farli mangiare, quanto farli riposare. Guido sa dove si può star tranquilli e dove bisogna stare attenti. Approfitto della situazione per scegliere il ruolo più di sfondo a disposizione: faccio la maestra che chiude la fila, quella che controlla che nessuno si perda, che aspetta quando qualcuno si deve fare i lacci delle scarpe, che distrae chiacchierando quelli che pensano di non farcela più, che fa finta di non esserci per lasciarli divertire con i loro assurdi discorsi.
    Oggi faccio il cane che scodinzola per chiudere il gregge. Il bastone da pastore questa volta lo porta qualcun altro.

    venerdì 21 ottobre 2011

    Trentesimo giorno, se Robin Hood diventa un Indignato

    Correggo i testi che hanno inventato ieri partendo dall'incipit di Robin Hood e trovo questa proposta di Antoine: "Così il re mise una nuova tassa ai ricchi, così poté dare dei soldi ai poveri".
    Dopo aver eletto Matteo Ministro della pubblica istruzione, avrei pronta una poltrona da proporre anche per Antoine... voi a quale pensate?

    giovedì 20 ottobre 2011

    Ventinovesimo giorno: da Robin Hood al tè

    Quattro assenti, tra influenzati e infortunati. Clara arriva in ritardo accompagnata dalla mamma, che chiede di parlarmi e mi spiega che la figlia soffre di emicrania e non riesce a dormire bene.
     Antonia ha già cominciato a tenersi la gola e a respirare corto, la guardo e le dico di prendere un bel respiro profondo... e poi ancora un altro. Respiriamo assieme. Per questa mattina siamo riusciti a non vomitare. Una bella soddisfazione.
    Decido che la giornata di oggi deve essere impostata nella massima calma. Facciamo il nostro "Buongiorno" e poi un bel dettatino, il mio dettato con i punti, del quale (prometto!) vi darò presto la ricetta. Oggi ho scelto l'incipit di Robin Hood. Per una mezz'ora li ho calmi, tranquilli, concentrati.
    Non voglio interrompere l'aria serena che si è creata e allora li metto a creare la continuazione della storia, con personaggi e trama inventati da loro. Fanno qualche domanda e poi al lavoro, tra schemi, scrittura e revisione fino al riposo.
    Ho ancora bisogno di riprendermi: giornate molto faticose alle spalle e molta fatica ancora da affrontare... ecco la merenda che mi sono preparata: tè vero, fatto con un mini-bollitore e bevuto nella mia tazza proprio allegra! Accompagnato da un pandolce fresco...
    La giornata prosegue con analisi di testi, lettura e analisi di fumetti, creazione di piccole finestrelle di cartoncino e carta velina in tema Halloween.
    Oggi la rivoluzione delle matite si è occupata della serenità della maestra!

    mercoledì 19 ottobre 2011

    Ventottesimo giorno, thriller.

    Che dirvi della giornata di oggi? Di quelle giornate che per raccontarle ci vorrebbe un libro intero. 
    Forse pensavate che in una giornata in classe ci fosse solo una cosa, di interessante, da raccontare. Provate a stare 4-5 ore in una stanza con 25 persone e vedrete che ogni giorno si potrebbe scrivere un romanzo. Ho scritto "provate a stare con 25 persone", certo se pensate di stare solo in una classe, allora potreste anche cavarvela più a buon mercato. 
    Oggi una giornata da thriller.

    La prima notizia che mi ha accolta in classe è stata quella che Antonia ha di nuovo vomitato. Penso a che cosa fare: anche ieri Antonia ha vomitato, e ha vomitato due volte, e abbiamo chiamato a casa e non sono venuti a prenderla prima. E oggi eccola a scuola, ed ecco che vomita ancora. Tergiverso, poi mi decido a richiamare la famiglia. Mi viene risposto che non possono venire a prenderla perché lavorano. E che ieri sera a casa stava bene. Obietto che forse è il caso di parlare con il pediatra. Ma intanto decido di parlare con Antonia, a parte, durante la ricreazione.

    Mentre ci prepariamo per andare a pranzo loro prendono corde e palloni per giocare in cortile. Caterina gira la corda a cappio attorno al collo di Daniele. Daniele è inginocchiato a terra come un cagnolino. Sbarro gli occhi, ho la prontezza solo di dire qualche parola sconnessa: "La corda! Attorno al collo! Ma state scherzandoooo?!?" Intanto altri si fanno cadere i palloni in corridoio. Ordino di riporre corde e palloni in classe alla velocità della luce.

    Dopo pranzo, in cortile, mi siedo con Antonia per cercare di capire se c'è qualche cosa che non va. Antonia comincia a parlare di come si sente ma viene interrotta da altri bambini corsi ad avvisarmi che Caterina si è fatta male. Con Antonia vado a vedere che cosa si è fatta Caterina: correndo è inciampata sul basamento del canestro battendo il ginocchio. Piange e zoppica. Raduno tutta la classe e prendo Caterina sottobraccio: andiamo in bidelleria a mettere il ghiaccio. Con il ghiaccio andiamo in classe. Metto tutti seduti e spiego che, vista la brutta aria che tira in questa giornata, finiranno la ricreazione seduti al proprio posto con la scelta tra una delle seguenti possibilità: 1. leggere, 2. disegnare, 3. dormire.
    Prendo due sediette e mi metto con Antonia appena fuori dalla porta, in modo tale da poter continuare a farla parlare senza che i compagni possano sentire; nel frattempo posso vedere che cosa combinano in classe.
    Ascolto discorsi difficili, porgo fazzoletti per soffiare il naso e asciugare le lacrime. Giungiamo a un abbozzo di sorriso e a un accordo. 
    Posso tornare a vedere come va con il ginocchio di Caterina. Gonfio e rosso. Decido di chiamare la mamma e di fare la dichiarazione di infortunio. Vado in segreteria lasciando la porta della classe aperta e avvisando la collega della classe affianco.
    Torno dalla segreteria. 
    Mi resta ancora un'ora e mezza, forse finalmente posso cominciare a insegnare.

    martedì 18 ottobre 2011

    Ventisettesimo giorno, LIM, link e ipertesti

    Oggi ho chiesto in prestito l'aula con la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) alle colleghe di III: quando loro sono andati a pranzo noi siamo scesi a usare la loro lavagna. Visto che parteciperemo a una rappresentazione del Nabucco di Verdi, volevo far vedere alla mia classe qualche video.
    Indovinate quale è piaciuto di più...
    Voglio ancora aggiungere che QUESTO è un ipertesto, e che invece un ipertesto non è, come abbiamo trovato scritto sul libro e sulle schede, solo "un testo scritto al computer"!

    lunedì 17 ottobre 2011

    Ventiseiesimo giorno: un grazie ai bravi

    Una giornata lunga e densa: studiare grammatica, scrivere il progetto per l'attività di teatro, sentire al telefono la collega con l'influenza, andare a scuola, fare lezione, parlare con un genitore, studiare grammatica, parlare con una segretaria, rendersi conto di non essere andata alla riunione di un'associazione di insegnanti e chiedere scusa, finire di scrivere il progetto per teatro.
    Ora è il momento di buttarsi a letto.
    Mi resta solo la forza di ringraziare Michela, Michele e Matteo che oggi hanno continuato a partecipare alla mia lezione sull'analisi del testo narrativo fino all'ultimo minuto del pomeriggio, senza mai distrarsi o guardare l'orologio. 
    Sì, molti degli altri dormivano già da un po', ma anche i più bravi meritano di ricevere nutrimento adeguato alle loro fulgide menti! 

    venerdì 14 ottobre 2011

    Venticinquesimo giorno, giusto o sbagliato?

    Caterina arriva da un'altra scuola, e prima ancora da un'altra scuola, e in mezzo c'è stato un terremoto con la casa crollata e un trasferimento.
    Caterina non ascolta, guarda l'aria, oppure disegna, le domando se ha capito, se ci sono domande, se queste cose le ha già fatte o sono nuove e mi risponde che sì ha capito, che sì le ha fatte. Allora provo a farle fare qualche esercizio, a farle qualche domanda e scopro voragini enormi sopra alle quali galleggia di tanto in tanto qualche iceberg: c'è qualche cosa che sa. Caterina salta intere parole quando detto una consegna, e scrive una parola al posto di un'altra, fa molti errori di ortografia, ma non mi sembra disortografica. 
    Mentre facciamo lezione Caterina alza la mano per intervenire e a riposo viene a raccontare qualche piccolo episodio della sua vita: "Hai visto? Oggi ho il maglione di lana con Hello Kitty". Si è integrata bene con le compagne di classe, con le quali è anche molto affettuosa.
    La sua verifica di storia era la concretizzazione su carta di una grande confusione di concetti mescolati, spostati, accavallati; di parole che non sempre formavano frasi.
    Oggi ho dato in mano a Caterina la sua verifica di storia con il suo 5 scritto a penna rossa, spiegandole che cosa c'era che non andava. 
    E quando è andata via con la sua faccia triste per tornare al posto mi sono chiesta, ancora una volta, se il 5 può essere una cosa giusta o è sempre una cosa sbagliata.

    giovedì 13 ottobre 2011

    Ventiquattresimo giorno, donne che trainano buoi

    Un po' di tempo fa vi avevo raccontato di quando, durante la lezione di storia, abbiamo scherzato su un'apparente banale confusione: l'inversione della frase "donne che guidano carri trainati da buoi" nella frase "donne che trainano carri guidati da buoi" (vd. storia, che risate!).
    La storia continua. 
    Finalmente ho corretto le 25 verifiche di storia, che vuol dire le 375 risposte alle 15 domande che ho preparato. Una noia mortale che ho tentato di diluire in un arco di tempo, ma poi mi sono trovata a passare la mattinata di oggi a correggerne una buona metà. Non vi dico lo scoraggiamento nel constatare che sono pagata per passare ore a mettere accenti su "civiltà" e "sviluppò". 
    Ma torniamo ai buoi. Quando è il turno della verifica di Arlette (era stata lei a innescare la miccia di quel gioco di parole) leggo (e riporto testuale): "Le donne [cretesi n.d.r.] erano libere facevano quello che fanno gli uomini tipo andare a caccia, trainare buoi, lavorare i vasi".
    Povere donne, poveri uomini e povera la mia piccola Arlette: a forza di giocare su quella frase scherzosa le è rimasta in testa con maggiore forza della frase corretta!
    E adesso di chi è l'errore?

    mercoledì 12 ottobre 2011

    Ventitreesimo giorno, una strega sblocca una situazione difficile

    Alan è spesso imbronciato. Come punto di partenza Alan pensa che una qualsiasi cosa gli si proponga sia necessariamente difficilissima quando non impossibile. In ogni caso tutto è una tortura. Quando Alan si sente incastrato contro un muro, allora arriva la rabbia: sbuffa, si irrigidisce e scatta. Si alza e va via, a volte in qualche altro punto della classe, a volte fuori dalla classe, nel corridoio, oppure corre a chiudersi in bagno. Delle volte lancia oggetti oppure prende a calci qualche cosa. L'anno scorso Alan ha insultato ben due volte la collega. Quando occorre spostarsi da un posto a un altro, Alan fa in modo di essere il più lento: vuole essere ultimo e farsi aspettare.

    Con Alan occorre avere molto sangue freddo, ed essere molto creativi.
    Oggi ha cominciato a lamentarsi per il fatto di dover portare una maglia o una giacca per uscire in cortile dopo pranzo: "Ma dobbiamo portare la giacca? Ma io ho solo questa giacca pesante! Ma io non ho la felpa! Ma io ho caldo! Ma io non voglio portare la giacca! Ma dobbiamo portare la giacca?!..." Nel corridoio della mensa mi si avvicina con la faccia imbronciata: "Ma bisogna tenere addosso la giacca?! Ma io ho caldo!!".
    Mi fermo, sfodero i miei migliori occhi da strega e glieli fisso dritti in faccia, con le mani rattrappite e con aria vagamente folle e spiritata inizio a dire: " Sììììì, bisogna tenere la giacca addooossooo, e tenerla ben chiusa, e quando finalmente vedrò che comincerai a squagliarti lentamente come una candela accesa che consuma la sua cera, quando sarai diventato solo un piccolo mozzicone di candela... allora ti dirò: devi ancora tenere la giacca!"
    Intanto Alan si scompiscia dalle risate.

    martedì 11 ottobre 2011

    Ventiduesimo giorno, un salto di qualche centinaio d'anni

    Io: - Sapete quali sono stati gli autori più importanti per la nascita della lingua italiana?
    Loro: - ...
    Io: - Dai, uno lo conoscete di sicuro, è famossissimo e ha scritto un'opera molto conosciuta...
    Loro: Dante! Dante Alighieri, sì, ha scritto la Divina Commedia! Sì è vero!
    Io: Bravi! Dante è chiamato il padre della lingua italiana. Ci sono altri due scrittori importanti per la nascita della lingua italiana, qualcuno sa come si chiamano?
    Loro: - ...
    -...
    -... Italo Calvino?

    lunedì 10 ottobre 2011

    Ventunesimo giorno, facciamo che io ero grande?

    Oggi niente scuola...
    Facciamo che io ero grande e prendevo il treno da sola, e poi andavo in una città bellissima, però non troppo lontana. E poi ero vestita benissimo perché andavo a fare una cosa importante. E poi conoscevo delle persone molto simpatiche e mangiavo solo quello che volevo io e all'ora che volevo io. Facciamo che mangiavo una torta al cioccolato e pere che era una fetta gigante e super buona. E poi facciamo che vedevo un tramonto fantastico... Dai, facciamo? Facciamo che io ero grande?
    Ma poi facciamo anche che durava più di un giorno? Dai, facciamo...
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    venerdì 7 ottobre 2011

    La scuola, così come ci viene data...

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    Ventesimo giorno, muro contro muro

    Credo che una scuola che funziona bene ha come priorità la sicurezza, il benessere, l'educazione e l'istruzione dei suoi allievi (uso tutti indicativi!). Se ci pensate bene se si pongono queste condizioni come prime e ineludibili anche tutte le altre persone sono soddisfatte: le famiglie, gli insegnanti e quindi anche le famiglie degli insegnanti. Tutti soddisfatti. Come dicevo da bambina: “sono tutti felici e rotondi”!

    Tutti rotondi tranne i presidi. 
    In questi anni la figura del preside è stata trasformata in quella di Dirigente Scolastico, il che significa che ha un contratto più simile a quello di un manager che a quello di un insegnante. Se aggiungiamo che la legge Brunetta ha stabilito un inasprirsi delle sanzioni disciplinari che può assegnare ai suoi sottoposti (anche in caso di “alterco”) e che può ricevere dai superiori (se si dichiara in disaccordo con quanto espresso dal Ministro) otteniamo una sorta di rivisitazione del Kapo. Deve far applicare leggi, regolamenti, decreti, circolari spesso confuse e in contraddizione, deve puntare il più possibile al risparmio e gli viene sventolata sotto il naso la carota della razione supplementare di cibo: l'incentivo economico di fine anno. Triste condizione quella del Dirigente Scolastico, gli restano solo la burocrazia e le rogne e non può accedere alle soddisfazioni della didattica. Per questo, quando ai primi di settembre molte colleghe mi hanno chiesto se mi fossi iscritta al concorso per presidi, ho risposto serenamente che non ci penso proprio: non è un lavoro divertente.
    Ciò detto i presidi, ops Dirigenti Scolastici, scelgono da che parte stare, cioè scelgono tra avere come priorità il risparmio (e quindi il guadagno personale) o il funzionamento al meglio possibile della struttura che dirigono. Mi sembra evidente che i due obiettivi non possano andare di pari passo. 
    Questa è la battaglia che stiamo ingaggiando in questi giorni con un gruppetto di colleghe. Ed è una battaglia che non vuole essere contro la categoria o la persona del Dirigente Scolastico, ma che vuole essere contro un concetto di scuola che ha rovesciato le priorità. La nostra battaglia, che può essere combattuta assieme, non chiede altro che il rispetto delle leggi sulla sicurezza (numero di alunni per classe) e il rispetto della continuità didattica (sostituzione con supplenza di assenze programmate e non impreviste dei colleghi).


    Tutti noi che frequentiamo la scuola la troviamo in questo stato, con muri grigio-marroni come questo, con bagni dove si preferisce scrivere “guasto” con un pennarello scarico piuttosto che occuparsi delle riparazioni, con turni inverosimili per le pulizie, con code di classi portate in giro dai bidelli per essere divise in altre classi, già piene di altri alunni. 
    Vorremmo veramente che su questi muri sporchi si mettessero dei grandi, enormi fogli bianchi, per poter ripartire domandandoci di nuovo con semplicità: quali sono le cose più importanti da scrivere su questo foglio? Quali sono in questo momento le priorità per la nostra scuola?



    giovedì 6 ottobre 2011

    Diciannovesimo giorno, in cui si celebra degnamente la giornata dell'insegnante

    Io: "Oggi vorrei parlare con voi di una cosa importante: ieri 5 ottobre era la giornata internazionale dell'insegnante"
    Matteo, il grammatico dell'ultimo banco, esclama convinto: "Ah, ecco perché ieri sera c'erano i fuochi d'artificio!"

    Propongo Matteo come prossimo Ministro della Pubblica Istruzione!

    mercoledì 5 ottobre 2011

    Diciottesimo giorno: privacy, lupi e fantasmi

    Questa mattina ho aperto Wikipedia per fare una ricerca e ho trovato il comunicato (comunicato 4 ottobre). 
    Mi sembra il giorno giusto per parlare di una questione che mi sta a cuore: la privacy.


    I lupi cattivi esistono ed è necessario cacciarli e punirli per le loro cattiverie, anzi, di più: è necessario fare in modo che non riescano a compierle.

    Questo è il blog di una maestra, una maestra lavora con bambini, quindi con minorenni. Una maestra, anche se lavora con bambini, ritiene di poter parlare del proprio lavoro.
    Naturalmente ho sostituito tutti i nomi con nomi inventati, naturalmente non metterò mai la foto di un bambino. Per lo stesso motivo non scriverò da nessuna parte in quale scuola lavoro, in quale città abito, in quale regione mi trovo: perché non sia possibile in alcun modo risalire all'identità dei bambini. Non potrò fotografare i loro disegni o i loro quaderni, anche se il nome non si vede.

    Tutto questo è terribilmente triste, non per me che devo usare questi accorgimenti ma per il significato che queste misure veicolano e sul quale nessuno pare riflettere.
    Le leggi sulla privacy sono state fatte per proteggere le persone in generale e i minori in particolare. Occorre però anche guardare a quello che sta attorno a queste leggi, cioè quanto la cultura, legale, della società collabori o non collabori con la formazione di un corretto rispetto delle persone in generale e dei minori in quanto persone.
    Credo che sia stato messo in piedi un complesso sistema culturale che sta togliendo a un'ampia fetta della popolazione, i bambini, il diritto all'identità. Si sta impedendo ai bambini di avere un loro posto e un loro ruolo nella vita reale. Il bambino diventa una sorta di proprietà del genitore: è il genitore a gestire completamente la sua presenza/assenza nel mondo. Quello che vediamo tutti è che se il genitore può acquistare fama o soldi con l'immagine del bambino, come accade con le baby-star, con le baby-modelle, con i bravo-bravissimo, con i piccolo Darwin, con i chi ha incastrato Peter Pan, allora la sua immagine si può vedere.
    Trovo invece che anche queste siano terribili violazioni al diritto all'identità del bambino in quanto persona. Le bambine che vediamo vestite leopardate con tacchi e rossetto, le modelline che ancheggiano dai cartonati dei negozi di abbigliamento, se pur ci è concesso di vederle, sono offerte ai nostri occhi trasformate nella loro identità. Non molto diversamente da quando vediamo le loro immagini oscurate sul viso. I piccoli geni messi sul palco, o i furbetti presi in giro dal presentatore di turno, sono ancora rappresentazioni distorte: offrono solo il triste spettacolo del più forte che si prende gioco del più debole e che ride alle sue spalle.
    Ci deve essere qualche ragione per la quale la società nella quale viviamo somma alla paura dell'adulto che può far del male al bambino (statisticamente in moltissimi casi è un parente) la paura dell'identità del bambino in quanto tale, e finisce col negare l'infanzia. Negare l'infanzia è molto semplice: basta non dare il diritto al bambino di esprimersi in quanto persona. Non ha diritto ad avere la sua faccia e il suo nome, non ha diritto ad avere il suo abbigliamento anziché quello modello Corona e Belen in taglia lillipuziana, non ha diritto ad avere i suoi sguardi allegri e tristi anziché la maschera da duro (per i maschi) o da provocante (per le femmine).
    Anche gli educatori a volte partecipano inconsapevolmente a questa negazione del bambino come persona. In alcuni striscia ancora subdola l'idea del bambino come una pianta storta da raddrizzare, un adulto imperfetto. Non si danno più bacchettate reali, ma esistono le bacchettate psicologiche. Per negare l'identità del bambino come persona l'adulto, in qualsiasi ruolo si trovi, basta che veda il bambino senza guardarlo e lo senta senza ascoltarlo. Il bambino dà fastidio, fa rumore, fa domande in momenti inopportuni, si muove troppo, quindi alcuni pensano che la giusta reazione a questo sia sgridarlo, non ascoltarlo, tenerlo fermo, salvo poi lasciare che “si sfoghi” in determinati contesti (avete presente quando avreste voluto una cenetta tranquilla al ristorante e un gruppetto di 4 bambini si è messo a correre e gridare proprio attorno alle vostre sedie?).
    Se inserite questo atteggiamento attuato da parte degli adulti di riferimento nell'atteggiamento della società che ho sopra descritto si ottiene semplicemente un disastro per il benessere psicologico e affettivo del bambino: un fantasma al quale nessuno dà il diritto di esistere come persona reale, e che quindi comincia a trascinare rumorosamente le sue catene. Una testa che viene oscurata da una nuvoletta e un corpo che viene anzitempo plasmato sugli atteggiamenti di quello adulto, una voce che non viene ascoltata e allora grida.

    In qualsiasi ruolo si trovino gli adulti che invece considerano i bambini come persone, come curiose persone delle quali sappiamo così poco e che hanno un sistema di funzionamento così spontaneo e complesso, hanno ogni giorno ad attenderli un mondo di sorprese.
    Intanto, se riconoscete i bambini come persone loro faranno altrettanto con voi.
    Mi succede spesso di andare a fare un'ora di supplenza in qualche altra classe della scuola. Più di una volta mi sono state segnalate classi difficili e bambini impossibili; ho visto più di una cattedra con pile di libretti (e ho sbirciato le note... “non sta fermo”, “si alza”, “parla con il compagno”...). Quando vado a fare supplenza in una classe penso che nessuno meriti la tortura di stare un'ora senza fare niente, allora mi porto una lettura divertente sulla quale discutere assieme, o il progetto per un disegno che possa dar loro qualche soddisfazione, oppure un bel CD di musica. Mi presento, parlo con loro, ascolto le loro domande e quello che vogliono dirmi. Non sono mancate alcune situazioni difficili di bambini che hanno cominciato a insultarsi per inezie; discuto le ragioni dell'uno e dell'altro, li separo, se necessario li sgrido con fermezza e cerco di non mostrare rabbia. Più di una volta, alla fine dell'ora, il bambino più turbolento ha chiesto di potermi dare la mano in fila. Ho sempre accettato. L'adulto che semplicemente considera il bambino come persona, con la sua identità, i suoi problemi, le sue gioie e le sue tristezze, ottiene in cambio il riconoscimento di se stesso come adulto e ottiene in regalo i gesti più commoventi.
    Conosco un bambino molto problematico di un'altra classe. Qualche giorno fa l'ho incontrato al supermercato, era con la madre che comprava birre e intanto lo sgridava a corrente alternata in due lingue diverse. Ero in fila alla cassa dopo di loro. Quando ha alzato la testa e mi ha vista mi ha fatto un sorriso felice e meravigliato “Ciao!”. Ho risposto al sorriso e al saluto e l'ho risalutato anche quando, trotterellando dietro la mamma per uscire, si è girato: “Ciao!”. E quando un adulto ti dice “ciao” sorridendo significa che non è stata una seccatura incontrarti, e quando un bambino che ha grossi problemi ti saluta con quel sorriso vuol dire che, in qualche modo, gli hai dato qualche cosa di buono.

    Non sono la Fata Turchina o Trilly, non faccio magie e non ho polverine magiche, sono solo Cappuccetto Rosso diventata adulta e sono anche diventata una maestra esigente e severa (vi racconterò anche questo). Solo che ricordo che una volta ero bambina, ricordo quali pensieri e quali emozioni si possono avere e ho la curiosità di conoscere pensieri, ragionamenti ed emozioni di quelle persone che, nonostante tutto, sono ancora bambine.

    Che bello sarebbe un mondo popolato da bambini con i loro volti, i loro nomi, i loro giochi, le loro creazioni e le loro idee. Farebbe un gran bene anche a noi adulti.