giovedì 28 giugno 2012

La differenza

Succede questo: quando la scuola finisce, e resta solo la burocrazia, arriva una montagna invalicabile di stanchezza. Vuoi solo non fare niente e dormire, ma anche di fare niente e di dormire non hai voglia. 
Durante l'anno giugno è un miraggio: il momento in cui mettere a posto la casa, selezionare i libri e riordinare le librerie, svuotare lo sgabuzzino, fare quelle visite mediche che hai rimandato per mesi. Poi giugno arriva e vorresti non fare neppure questo.

Ho visto al cinema The detachment. Sicuramente non mi ha fatto bene, ma è un film che va visto: tutta la buona volontà e l'impotenza di questo mestiere. Il prof. Barthes confessa una cosa fondamentale: alcuni di noi insegnanti lavorano convinti di poter fare la differenza. E' tutto qui il problema di questo mestiere: l'idea di poter fare qualcosa e l'enorme frustrazione davanti al fallimento. 

Molto spesso mi sono sentita quella responsabilità, la responsabilità di poter fare la differenza nelle vite dei miei alunni. Esserci/ non esserci, guardarli/ non guardarli, ascoltarli/ non ascoltarli, parlare con loro/ non parlare con loro, parlare/ non parlare con i genitori. Ho cercato di fare in modo che a guidare le mie scelte fosse sempre il loro bene, il bene dei miei alunni. Naturalmente ho una mia idea del loro bene, e questo mi ha fatto commettere molti sbagli. 
Qualcuno mi ha detto che si tratta di un delirio di onnipotenza: né io né i miei colleghi possiamo cambiare la vita di nessuno dei nostri allievi, i nostri allievi andranno dietro alle loro famiglie e se le loro famiglie forniscono esempi negativi noi non possiamo fare proprio nulla per sottrarli al loro destino. Se un giorno mi convincessi veramente di questo lascerei questo lavoro. Anzi, trovo addirittura che vivere al mondo con questa convinzione sia intollerabile. La mia idea è che potenzialmente tutti possono fare la differenza.
In una giornata grigia il barista che ti sorride e ti fa una battuta fa la differenza. La mattina andando al lavoro gli operatori ecologici che con un sorriso mi tolgono il sacchetto delle immondizie dalla mano fanno la differenza. Quel signore che da anni incontro mentre vado a scuola e che immagino essere un professore di musica che va in un'altra scuola da un'altra parte della città fa la differenza. Fa la differenza la segretaria che mi chiede come va con il mio stomaco. Fa la differenza il bidello che mi aiuta con le fotocopie. Fanno la differenza le colleghe che collaborano.
Fanno la differenza perché l'altra strada, quella dell'indifferenza, è veramente molto molto trafficata.
Non posso credere che i miei sforzi e le mie attenzioni debbano inevitabilmente cadere nel vuoto, come frecce lanciate sempre fuori dal bersaglio, devo credere che qualche cosa prima o poi vada a buon fine. 
Il problema è che i fallimenti ci sono sempre e sono violentemente evidenti: il bambino ritirato da scuola, la bambina che ancora non vuole interessarsi a nulla, il bambino che ancora non crede in se stesso, la bambina che proprio non ha imparato. Ma come fare a vedere i successi? Quale di questi nostri allievi rivedremo tra vent'anni e ci racconterà come ha saputo tenersi in piedi nella vita?
Sono semi che noi piantiamo giorno dopo giorno, ma i frutti possiamo solo intuirli, immaginarli nei decenni a venire. 
Forse per questo a fine anno alcuni di noi sono depressi. 
Ci si volta in dietro e ci si chiede: che cosa ho fatto? 
Probabilmente si guarda dalla parte sbagliata, la risposta è avanti. 

sabato 23 giugno 2012

Le pagelle - come è andata a finire

E' andata a finire che hanno capito, che solo pochi hanno aperto subito quel cartoncino per leggere i numeretti davanti a inutilmente terrorizzate creaturine. I più ci hanno guardate con smarrimento e gratitudine, hanno dato un'occhiata per l'ultima volta alla classe e alla scuola, ci hanno stretto la mano, ci hanno ringraziate e abbracciate. E alcuni hanno pianto. Le mamme hanno pianto, ricordando il giorno in cui i loro piccoletti avevano cominciato questo percorso e vedendoli ora più grandi e sicuri si sono commosse. 
E noi abbiamo detto grazie, e abbiamo cercato di rincuorarle: 
"E' bello crescere! In bocca al lupo!"

lunedì 18 giugno 2012

Io odio le pagelle!

Oggi è il giorno della consegna delle pagelle. Il giorno in cui la follia ansiogena scolastica dà il peggio di sé.
Io odio compilare, discutere e consegnare pagelle, mi sembra ancora più odioso da quando dobbiamo dare i numeri invece dei giudizi. Lo trovo terribilmente odioso perché le famiglie danno un peso esorbitante a questo momento.
Questa mattina ho aperto il mio facebook e ho visto una mamma che ha scritto un post su quanto è emozionata per la pagella della figlia, un'altra mamma le ha risposto che lei è piuttosto stressata. Sono due mamme di due bambine che hanno la media del 10. Lo so perché ho fatto io le loro pagelle. Sapere che si stressano per venire a prenderle mi procura una tristezza immensa. Avrei voluto che fossero allegre e contente, che fosse un giorno di festa!

Mio figlio di solito ha la media del 10 e oggi andrò a prendere anche la sua pagella. La cosa non mi stressa minimamente e mi emoziona solo in parte. So come ha lavorato e che cosa ha fatto durante l'anno, se in pagella avrà dei 9 o dei 10 questo non incide minimamente sull'opinione che ho di lui. Non inciderebbe neppure il 7, l'8, il 6. Conosco le sue qualità e i suoi limiti, so che cosa lo mette in difficoltà e dove si trova perfettamente a suo agio, lo conosco come persona, so come si relaziona con gli adulti e con i compagni. Ho visto i suoi quaderni di tanto in tanto (non sono una che controlla sempre tutto...). Non ho paure né mi aspetto sorprese, commenteremo assieme la pagella e mio figlio si divertirà a leggerla al telefono a nonni e bisnonni. Io e suo padre gli abbiamo già detto che è bravo e abbiamo già festeggiato il suo impegno l'ultimo giorno di scuola, con un pranzo fuori nel suo ristorante preferito e un bel coltellino svizzero in regalo.

Non tutte le famiglie sono fortunate come le nostre, non tutte le famiglie ricevono pagelle da 10. E questo è ancora più triste perché, alle elementari, spesso tutto quello che non è 10 viene visto come uno schifo. I genitori se vedono un 7 in pagella quasi quasi pensano di avere un figlio idiota. Non è così! 
Non riesco a capire a che gioco dobbiamo giocare: i 10 li stressano, i 7 li deprimono... noi cerchiano di fare il nostro lavoro, di dare delle valutazioni oggettive che poi vengono calibrate sulla situazione individuale in quel preciso momento, tenendo conto anche delle difficoltà transitorie (periodi di malattia, problemi in famiglia ecc.). Cerchiamo di fare un lavoro onesto, onesto anche nel peso (relativo) che diamo a questi numeri: ci interessano le persone. Nei lunghi colloqui con i genitori durante l'anno spero che abbiamo dimostrato che la nostra prima preoccupazione è il benessere dei loro figli, la loro maturità, la loro capacità di stare con gli altri, di organizzarsi gli impegni, di collaborare in gruppo, di studiare e di interessarsi alle materie, di essere curiosi verso quello che li circonda, anche la capacità di stare nella scuola - con le sue regole, i suoi impegni e i suoi obblighi -.

Nella classe che oggi saluterò ho avuto delle splendide persone e delle persone che hanno purtroppo delle difficoltà e dei problemi che abbiamo cercato di affrontare assieme, non sono per noi "da 10" e "da 7", sono persone che hanno reso in determinate prove in un determinato modo, ma che sappiamo avere una gran quantità di altre qualità alle quali la pagella non pensa minimamente, ma che saranno per loro fondamentali nella vita.
Perché è così difficile far capire tutto questo ai genitori?
Come è brutto consegnare un documento con la propria firma nel quale loro cercheranno di vedere una misura dei loro figli, quando non -anche- una valutazione del loro essere genitori; come è brutto sapere che dove ci sono delle piccole difficoltà ci saranno sgridate e punizioni, pianti e tristezze. 
Non vorrei mai che dei pezzi di carta compilati e firmati da me dovessero portare a tutto questo!

Cari genitori, guadateli, ascoltateli, osservateli i vostri figli, tutto l'anno, e fidatevi che il vostro amore per loro e il loro stare bene conta molto di più dei nostri stupidi numeri di fine scuola! 
Non facciamoci annebbiare la mente dai numeri: guardiamo le persone e, insieme, avremo grandi risultati!

giovedì 14 giugno 2012

Che cosa facciamo quando la scuola è finita

La gente pensa che l'ultimo giorno di scuola sia l'ultimo giorno di lavoro anche per gli insegnanti. La gente pensa che 5 minuti dopo la campanella gli insegnanti siano tutti ad intasare strade e autostrade e ad accaparrarsi brandine e case vacanza. Non è così: si lavora fino a fine giugno, quest'anno fino al 29.
Certo, si lavora meno.
Lunedì abbiamo compilato le pagelle, martedì abbiamo compilato i documenti di passaggio alla scuola media, mercoledì abbiamo compilato le certificazioni delle competenze, intanto abbiamo copiato le stesse cose sui registri (alcune informazioni vengono inspiegabilmente copiate tre volte). Naturalmente non esiste compilare al computer e poi stampare, ma tutto viene compilato a mano. Poi sono arrivati i bidelli a far pressioni perché liberassimo completamente le aule, che vanno pulite a fondo. Quindi abbiamo cominciato a fare scatoloni e repulisti in vista del trasloco interno (il prossimo anno con la prima saremo due piani più in basso). Oggi giorno libero, domani pomeriggio collegio docenti. E poi ancora riunioni e gruppi e commissioni e burocrazia e traslochi, fino al collegio docenti del 29 giugno.

Ieri mi sono trovata di nuovo sola in classe a fare ordine, come all'inizio dell'anno con i miei concerti brandeburghesi, la scuola semi-deserta. 
Vorrei raccontarvi che ho la stessa spinta e lo stesso entusiasmo di quando ho cominciato la mia "rivoluzione delle matite", ma non è così. Ho una profonda, incolmabile stanchezza. Osservo le mie piccole vittorie: tutti i gabinetti hanno lo scopino comprato dalla scuola, e mi sembra un nulla rispetto a quanto c'è ancora da fare.
Mi sembra di aver speso per questo mio lavoro gran parte delle energie di cui disponevo e di esserne ora rimasta priva. 

Uno degli ultimi giorni di scuola i bambini mi hanno chiesto se potevano pulire la classe, naturalmente ho detto di sì. E' stato bello osservarli mentre, pieni di forza e allegria, pulivano con cura quei vetri, quei pavimenti e quei banchi che noi avevamo pulito a settembre. Avevano gli occhi luccicanti di entusiasmo "Maestra, è bellissimo mettere in ordine la classe!". Un bambino stava giocando in corridoio a "Trivial School", il gioco che abbiamo inventato con le domande dei programmi di quest'anno delle varie discipline, è entrato in classe e stupito ha esclamato: "Hei, ma qui si mette in ordine senza dirmi niente!" e si è gettato anche lui nelle operazioni.
Ho speso tutte le mie energie, ma forse qualcuno ha saputo metterle a frutto.

mercoledì 13 giugno 2012

E' finita così

Alle 9.50 ero a prendere le loro foto: 100 foto stampate di quando hanno recitato in teatro il nostro spettacolo su Ulisse. Bellissime. Alle 10 ero a scuola e mi sono fiondata in aula magna per sistemare tutte le foto su dei grandi tabelloni. Intanto loro, in classe con la collega, facevano la lotteria per decidere chi si poteva portare a casa i cartelloni fatti durante l'anno. 
Ho portato lo stereo in aula magna e ho fatto le prove tecniche del suono. Sola con 100 foto e questa musica di sottofondo, un grande cartellone bianco dove mi sono sentita di scrivere in grande "GRAZIE A TUTTI PER QUESTI ANNI PASSATI ASSIEME".
Ed è finita che ho pianto un pochino.
Poi il nostro spettacolo, oramai alla terza rappresentazione, nella quale sono stati ineccepibili, la confusione del cambiarsi, del raccogliere le ultime cose, i genitori nel corridoio, l'appuntamento in pizzeria. Al pranzo tante foto e una torta bellissima con libro, matita, righello e panino di pasta di zucchero. E poi i saluti e gli abbracci a tutti i bambini, uno per uno, augurando una buona estate.
Verso la fine una mamma mi dà la mano e mi ringrazia con un piccolo discorsetto privato: mi ringrazia per aver portato tutte queste novità, mi augura di portare avanti i miei progetti e non so più che cosa altro, già mi ronzano le orecchie per l'imbarazzo. Poi la ringrazio anche io: grazie a voi, mi avete fatto ri-innamorare di questo lavoro. Ed è finita che avevo la voce commossa e abbassando gli occhiali da sole me ne sono tornata a scuola.

Ed è finita che non ci hanno lasciato dei disegni o dei biglietti, è finita senza i loro pianti commossi. E' finita da persone mature, perché forse in questi anni hanno imparato che è bello stare assieme ed è anche bello crescere e partire, un po' più sicuri di alcune esperienze, verso nuove avventure.
Buon viaggio!

venerdì 8 giugno 2012

Malinconie da ultimo giorno di scuola

Oggi entro alle 10 e poi sarà tutto un turbine di eventi: preparare l'aula magna e i loro trucchi e costumi per la recita finale, andare tutti assieme a mangiare la pizza, salutare i genitori, tornare a scuola per fare gli scrutini, andare a teatro a vedere lo spettacolo delle medie. Non avrò più tempo di pensare a quello che sta succedendo. Non avrò un minuto per stare sola con loro a raccontarci quello che pensiamo, quello che vogliamo.
Ed è meglio così: potrebbe diventare troppo commovente...

Invalsi - postfazione

Poi ieri avevo già fatto veramente tutto quello che volevo fare, compresa la lezione di cucina con tiramisù finale, il laboratorio di ballo con l'esperto di cha cha cha, l'uscita sportiva... e avevo davanti quattro ore di lezione e così, in un attimo, perché un bambino mi aveva chiesto "quando guardiamo le prove Invalsi?", ho deciso di riprenderle in mano, tutti assieme. E alla fine sì: le ho corrette e commentate con la classe.
Ci abbiamo messo circa un'oretta. Ci siamo accorti che siamo stati molto avvantaggiati nella parte di grammatica dal fatto di aver fatto analisi valenziale e laboratori di grammatica: siamo abituati a ragionare sulla lingua. Alla fine ho fatto fare a loro il calcolo degli errori e la proporzione per vedere il punteggio in decimi. Sono rimasta strabiliata: i due voti più bassi sono due 7, poi tutta la classe si situa tra l'8/9, il 9 e il 9/10!
Bravi!

domenica 3 giugno 2012

Invalsi - epilogo

Dopo quanto raccontato in Prove Invalsi, la logica e lo stomaco vi voglio dire come sono andate a finire le cose.
E' arrivata una circolare dove ci comunicavano la data entro la quale consegnare in segreteria la tabulazione delle prove. Come al solito non ci è stato detto in che orario correggerle. Io e la collega di sostegno abbiamo usato il pomeriggio della programmazione e in due ore e mezza abbiamo tabulato le prove di italiano, altre colleghe si sono fermante quattro o cinque ore per tabulare le prove di matematica e i questionari degli alunni. Avevo un sacco di buoni propositi: analizzare i dati, commentare in classe con i bambini le domande e le loro risposte, ragionare sulle cause dei loro errori, ma sono uscita così professionalmente disgustata da questa esperienza che non ho più voglia di far nulla. Prima mi tolgo di mezzo questi test e meglio sto.

Lo scorso fine settimana sono stata ad un interessantissimo corso di aggiornamento, nel quale si è parlato anche di Invalsi in termini pacati e scientifici. Ne ho parlato anche con una mia collega e amica, della quale mi fido assolutamente, che mi ha detto che lei in principio era contraria, ma poi lavorandoci su, all'interno della commissione che la sua scuola ha istituito per l'analisi dei risultati dei test, si è ricreduta. Lei pensa che i test siano costruiti in modo scientifico e secondo le più aggiornate teorie della linguistica, che siano una fedele fotografia del rendimento dei bambini in una materia e che possano essere da stimolo per i colleghi per lavorare con una nuova impostazione, meno mnemonica e più improntata alla logica e al ragionamento. Io e lei già lavoravamo nella direzione di una didattica, diciamo così "più moderna", ed eravamo concordi nel dire che non è l'Invalsi a convincerci della validità di un metodo che pone in primo piano il ragionamento rispetto alla memoria, come eravamo concordi nel dire che non basterà l'Invalsi a far cambiare metodo ad alcuni colleghi. Ma io non possono non provare un profondo fastidio verso questi test.
Alcuni motivi di questo fastidio ve li ho già illustrati, voglio solo ancora farvi vedere questo:
E' la foto di una pagina del questionario alunno. La domanda indaga sulle motivazioni allo studio... vi sembra che manchi qualche cosa? Sì, mancano le risposte più sensate come: "Studio perché mi interessa", "Studio perché sono curioso di sapere cose nuove", "Studio per me stesso".
Un'idea di scuola così per me non ha senso...