mercoledì 30 novembre 2011

Cinquantasettesimo giorno, quinta ora: filosofia

Abbiamo finito di fare le pagine previste dal nostro libro di storia sui Greci. Sono rimasta sconvolta dal fatto che sulla cultura greca fosse prevista solo una paginetta. Forse il trauma è legato al fatto che ho frequentato il liceo classico e che devo ancora pensare che a qualche cosa debba servirmi nella vita. Fatto sta che il nostro libro riserva alla filosofia tre misere righe, nelle quali si dice che filosofi importanti furono Platone e Aristotele e che la filosofia si pone domande sul senso della vita, la libertà, la democrazia. Ma vi pare che i bambini possano capire che cosa era ed è la filosofia se non diciamo nient'altro, se non proviamo a farli ragionare da filosofi? 
Qualche mese fa ho avuto la fortuna di incontrare in libreria il bellissimo "Il mio primo libro di filosofia" (vd. qui) Naturalmente non ho resistito e l'ho comprato. Oggi è venuto il momento di usarlo e ho letto la prima storia dove il protagonista, un bambino dell'antica Grecia di nome Spallone, incontra un vecchio (Platone) che gli svela il famoso mito della caverna (se non lo conosci ti consiglio di leggerlo, o almeno di leggere qui). Il raccontino è scritto in modo appassionante e divertente e mi ha dato un ottimo pretesto per una lettura fortemente teatrale. Tutti concentrati a seguire la lettura. Alla fine della lettura domande e riflessioni scaturite dalle loro fervide testoline:
- Ma se uno scopre la verità ma poi nessuno gli crede che cosa glie ne importa?
- Vale la pena scoprire la verità per la propria soddisfazione personale, anche se nessuno ti crede?
- Invece di cercare di raccontare a tutti quello che aveva visto fuori dalla caverna il giovane che era uscito perché non ha cominciato dalle persone alle quali voleva bene o dai suoi amici? Magari gli avrebbero creduto
- Vale la pena superare le proprie paure per potersi dire di averlo fatto?
- Chi si accontenta di guardare le ombre non sa che cosa si perde, ma si perde un sacco di cose belle
- E' importante provare a comunicare agli altri una verità positiva, ma se poi non ti credono bisogna costringerli?
- Che cosa è che ha convinto il ragazzo a spezzare le catene e uscire dalla caverna?
...
A me pare che le elementari siano proprio il luogo giusto dove cominciare a fare filosofia. Senza contare il fatto che la maestra di italiano che è in me gongolava per come alcuni erano in grado di sostenere la propria tesi con lucide argomentazioni filosofiche. 
Alla faccia degli striminziti testi argomentativi che ci propone il nostro libro di lettura. Oggi siamo filosofi, noi. 

martedì 29 novembre 2011

Cinquantaseiesimo giorno

Succede alle maestre di perdere le parole.
Succede alle maestre di ingoiare talmente tanti errori
da scrivere in una correzione una è senza l'accento
Succede alle maestre di non riuscire più a scrivere
nemmeno nome e cognome.

lunedì 28 novembre 2011

Cinquantacinquesimo giorno, sotto mentite spoglie

Oggi comunico alla mia classe il piano di attacco delle prossime settimane prima delle vacanze. Spiego che andremo più calmi con la grammatica e dedicheremo più tempo alla scrittura e alla lettura, che ci occuperemo dell'allestimento della recita di Natale e delle cartoline dipinte con le tempere da regalare ai genitori. Illustro le date delle prossime verifiche e le modalità. Annuncio che, diversamente dal solito, la prossima verifica di storia sarà a risposta multipla. Quest'ultima notizia desta stupore, meraviglia e qualche protesta: "Che cosa nei hai fatto della nostra maestra? Confessa, non sei tu! Ridacci la nostra maestra!"

venerdì 25 novembre 2011

Cinquantaquattresimo giorno, non c'è da scherzare

Avrei voluto farvi ridere. Avevo già pronta la battuta, fresca fresca, presa da un "errore creativo" del dettato fatto oggi. 
Ma non ho più voglia di scherzare. Ho visto una collega con le lacrime agli occhi: teme che un suo alunno venga picchiato a casa. 
I nuovi Istituti comprensivi devono "accogliere" 1000 alunni, se guardiamo alle statistiche qualche decina di loro dovrebbe essere oggetto di violenza domestica. Quante sono le segnalazioni e le denunce che provengono dalle scuole?
Ci sono già passata. All'inizio vedi solo che le cose non vanno bene, ma non riesci a capire le cause; poi inizi ad avere dei sospetti. Allora alzi la guardia e cominci a documentare e annotare tutto quello che vedi. Inizi a scrivere delle relazioni, a fare riunioni e incontri. Poi c'è un episodio per il quale ti sembra che la misura sia oramai colma. Spesso colleghi e superiori ti danno dell'esagerato, dell'allarmista. Mi correggo: non spesso, sempre. In tutte le storie che ho sentito raccontare è stato così: un insegnante accusato di allarmismo, gli altri che dicono "vediamo, aspettiamo". Aspettiamo cosa? Che questo bambino soffra di più? Aspettiamo perché? La risposta è di solito niente altro che la paura: aspettiamo di essere sicuri al 100%, perché altrimenti la famiglia ci può denunciare.
Vi ho già raccontato in privacy come la società contemporanea veda i bambini come proprietà privata dei genitori: li censurano, mettono in vendita la loro immagine a scopi pubblicitari, li picchiano. Questo potere dei genitori si riflette anche su presidi e insegnanti che vivono nel terrore delle denunce. A scuola le lettere degli avvocati arrivano in più occasioni e molto spesso per motivi veramente futili.
Ma il nostro primo pensiero non dovrebbe essere il bene dei bambini? 
Avevano ragione le femministe: "il privato è pubblico". Quando avremo le "bambiniste"? Quando la mancata segnalazione di un sospetto di violenza su minore verrà considerata alla stregua di un'omissione di soccorso?

giovedì 24 novembre 2011

Cinquantatreesimo giorno, all'Opera!

Questo è un gran bel progetto: Opera Domani, gli spettacoli sono molto belli e curati, i bambini studiano le melodie con grande entusiasmo e a teatro partecipano e si divertono. Se siete insegnanti e se si può fare nella vostra città ve lo consiglio caldamente!

mercoledì 23 novembre 2011

Cinquantaduesimo giorno, una questione di metodo

La notizia del giorno è: finalmente ho finito di correggere le verifiche di storia!
E tranne in tre casi sono andate proprio bene.
Non finisce di sorprendermi l'entusiasmo che hanno i bambini (e anche i genitori) per come facciamo storia. Ci sono quelli che vorrebbero fare storia tutti i giorni, ci sono i genitori che mi ringraziano, ci sono bambini che hanno già deciso che faranno gli storici.
Storia non è la materia che preferisco insegnare, prima di tutto perché mi sento molto ignorante, e poi perché sono consapevole di non dedicare abbastanza tempo allo studio e all'approfondimento dei contenuti e dei metodi. C'è una sproporzione enorme tra le ore che dedico a prepararmi per le lezioni di italiano e i minuti che dedico a quelle di storia.
In realtà a me pare di fare un lavoro molto semplice e lineare: leggiamo dal libro, commentiamo assieme e facciamo paragoni e confronti, per casa fanno ogni volta o un riassunto o uno schema di quanto letto, poi facciamo un ripassone finale e poi la verifica con domande aperte. Le uniche "novità" che ho inserito sono: il gioco del convegno, del quale vi ho già scritto, e un lavoro sulle domande. A quanto pare basta questo per suscitare l'entusiasmo.
Il lavoro sulle domande è cominciato lo scorso anno. Prima abbiamo lavorato sulla necessità di capire quali sono le informazioni principali di un testo, poi sulla schematizzazione e sul passaggio da schema a riassunto. Poi ho pensato che dovessero imparare a prevedere le domande che, in qualsiasi situazione di valutazione, un insegnante può fare a partire da un testo. Volevo che iniziassero a capire il meccanismo in modo tale da poter anticipare, nello studio, quanto sarebbe poi stato richiesto dall'insegnante. Volevo che la verifica e l'interrogazione o, quando saranno più grandi, gli esami non risultassero ai loro occhi come qualche cosa di misterioso e imponderabile, ma come qualche cosa di prevedibile e progettabile, almeno a grandi linee. Dopo aver letto una pagina di storia ci chiedevamo quindi: quali domande si possono tirare fuori da questa pagina? Che cosa si può chiedere a una persona che ha letto questo? Abbiamo lavorato assieme sulle domande qualche mese. Prima delle verifiche, nel fare il ripasso generale, loro andavano a caccia delle possibili domande della verifica e poi le discutevamo assieme: quelle troppo chiuse, quello troppo ambigue, quelle troppo generali venivano scartate e restavano le domande più corrette. Ci sono state quindi delle verifiche per le quali loro sapevano già in anticipo (di 1 o 2 giorni) le domande che sarebbero state fatte. Quando il meccanismo è stato compreso da tutti, ho cominciato a dare le domande solo come esercizio a casa. Li ho avvisati che oramai erano diventati bravi e che quindi non le avrei più esplicitate prima della verifica: visto che avevano imparato potevamo aggiungere una difficoltà all'esercizio. Naturalmente si sono lamentati, ma la cosa ha funzionato (e funziona ancora).
Ho sentito molto spesso nella mia vita di studente o di insegnante altri insegnanti annunciare "Non sa studiare", "Non ha metodo di studio". Il regalo che voglio fare ai miei bambini è quello di cercare di garantire loro un futuro senza queste osservazioni.

martedì 22 novembre 2011

Cinquantunesimo giorno, piccoli grammatici crescono

Michele spiega con chiarezza ai compagni la differenza tra tempo cronologico e tempo grammaticale.
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lunedì 21 novembre 2011

Cinquantesimo giorno, che soddisfazione!

Lei ha qualche difficoltà nello studio, è stata visitata da alcuni specialisti ma non hanno saputo spiegare che cosa c'è che le rende così difficile imparare. Lei è sempre allegra e sorridente, anche quando fa molta fatica o prende un voto un po' bassino. E' forte e determinata: la volta dopo studia ancora.
Oggi si è avvicinata alla cattedra: "Maestra, hai corretto la mia verifica di storia? Come è andata?"
Io l'ho presa per le spalle e l'ho guardata dritta negli occhi: "Sì, l'ho corretta. E volevo proprio dirti che sei stata BRA-VIS-SI-MA!"
Io sono felice, oggi, di aver potuto scrivere sulla sua verifica di storia: "Bravissima! Hai studiato veramente bene! 8/9" accanto al disegno di una bella faccina sorridente.
Lei si è allontanata, oggi, in una nuvola di gioia.

venerdì 18 novembre 2011

Quarantanovesimo giorno, è permesso?

Oggi ho preso un giorno di permesso. 
Devo partire per andare a frequentare un seminario di scrittura creativa. Non ho osato prendere un permesso per aggiornamento (eppure insegno scrittura!), perché non volevo discussioni, perché non volevo che fosse messa in dubbio la mia onestà, perché non volevo che fosse messa in forse la mia partecipazione. Perché non accetto che si cerchi di farmi sentire in colpa se per studiare, raccontare ad altri insegnanti come lavoro o tenere lezioni o conferenze devo (raramente) non presentarmi in classe. Se facessi sport avrei diritto a un sacco di permessi per partecipare alle gare, mi chiedo perché, visto che ho scelto di studiare, devo sempre inventarmi degli escamotage (e provare anche un certo senso di vergogna) se voglio andare a un convegno o seguire un corso.
Sono convinta che per fare bene questo lavoro sia fondamentale non smettere mai di essere curiosi. Prima di tutto curiosi riguardo a quello che hanno da farci scoprire i nostri alunni, ma anche curiosi di continuare a studiare, sapere come in altri luoghi e in altri momenti altri maestri hanno insegnato, condividere, scambiare, discutere esperienze. L'insegnante che vive i suoi 200 giorni di scuola esclusivamente in classe e non legge, non ascolta, non discute, fa un torto alla sua professionalità e priva i suoi alunni di meravigliosi arricchimenti.
Ho preso un giorno di permesso di famiglia, uno sui tre che mi sono concessi. Ho preso un giorno di permesso per poter passare il fine settimana a scrivere. 
Certo: lo faccio per me stessa, ma sono convinta che sarà un'esperienza che mi arricchirà. Non sarà difficile trovare il modo di condividerla con i miei bambini. 

giovedì 17 novembre 2011

Quarantottesimo giorno, una lacrima a sorpresa

Immaginate 100 bambini in un'aula magna. Immaginate che stiano facendo le prove per partecipare a uno spettacolo sul "Nabucco" di Verdi. Una maestra diplomata in conservatorio li dirige. Immaginate che cantino con entusiasmo e partecipazione qualche aria, compreso il "Va'pensiero". 
Immaginate che alla fine cantino l'inno italiano. Immaginate di sentire per la prima volta l'inno del vostro Paese cantato senza retorica, senza politica, senza militarismo, senza agonismo sportivo, senza nazionalismo. 
Immaginate, mentre il vostro Paese allo sfascio insegue un'esile speranza di riscatto, di sentire 100 bambini che cantano, sereni e convinti:

Noi fummo da secoli
calpesti e derisi
perché non siam popolo
perché siam divisi
Raccolgaci un'unica
bandiera una speme
di fonderci insieme
già l'ora suonò.

Non mi sono mai sentita patriottica, ma oggi mi sono commossa.

mercoledì 16 novembre 2011

Oggi ho ricevuto in regalo due rane brillantinate

Rana Arlecchino
Dendrobate Pigmeo

Quarantasettesimo giorno, un salto di qualità

Mi si avvicina in un momento di confusione, mentre ci stiamo preparando per andare a pranzo: "Maestra, tu vuoi che la nostra scuola diventi più bella?", "Certamente!" rispondo senza esitazione. Lei e le sue amiche continuano: "Ecco noi abbiamo pensato di fare delle foto a tutte le cose che non ci vanno bene in questa scuola, tipo i bagni, i pavimenti sporchi, i banchi troppo bassi, le porte rovinate... poi facciamo un album e lo mostriamo al Sindaco. Poi lui viene a scuola a vedere che cosa c'è che non va e fa mettere tutto a posto!"
Oggi le mie bambine sono passate in un lampo dalla raccolta degli stickers al reportage!

martedì 15 novembre 2011

Mobiles

Arte
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Quarantaseiesimo giorno, sculture grammaticali

Oggi ripassiamo le preposizioni. Tutti già sanno che ci sono le preposizioni semplici e quelle articolate e sanno riconoscerle. Faccio quindi un piccolo approfondimento sulle preposizioni improprie, avvertendo che si tratta di un argomento che presento solo per loro cultura personale. Se parliamo di preposizioni improprie abbiamo bisogno di trovare un sistema facile per distinguerle dagli avverbi.
Davanti a me sono appesi i nostri mobiles (vd. da farsi), che mi forniscono proprio la visualizzazione di quello che sto spiegando. Le preposizioni servono a collegare, e se le togliamo la frase cade, sono proprio come i fili dei nostri mobiles. Gli avverbi invece danno delle spiegazioni, dei colori in più, quindi sono come i cartoncini appesi ai fili: anche se li togliamo il mobile resta intero.
Uno dei più svelti chiede: "E allora i bastoncini che cosa sono?"
"I verbi, senza i verbi non posso neppure costruire la frase".
Vedo la sua espressione soddisfatta: "Giusto! E' vero!"

Una volta di più mi convinco che grammatica e fantasia possono andare a braccetto. Grazie Calder!

lunedì 14 novembre 2011

Quarantacinquesimo giorno, volano a sorpresa fenicotteri rosa

Correggo la seconda verifica di storia. Questa volta, grazie a un prezioso suggerimento, mi sono fatta un po' più furba: ho preparato 20 domande, che coprono tutto il programma da studiare, ma poi le ho divise in due verifiche distinte che ho distribuito in maniera alternata. La verifica A e la verifica B contengono anche due domande aperte uguali. Ci sono molti vantaggi: devono comunque studiare tutto il programma previsto ma si stancano meno a svolgere la verifica perché ci sono meno domande, e, last but not least, la correzione è poi meno lunga e noiosa.
Tutto ciò non mi mette al riparo da sorprese imprevedibili come questa:
"La fauna dei Greci popolava animali come: gabbiani, testuggini, fenicotteri rosa pesci e le api facevano il miele".
Oppure questa:
D.: "Perché è così importante studiare la civiltà greca?"
R.: "studiare è importante perchè cosi i nostri genitori sono fieri di noi."

venerdì 11 novembre 2011

Quarantaquattresimo giorno, sulle tracce di Calder

Oggi ho deciso di dedicare 3 ore alla preparazione dei mobiles su imitazione di quelli di Calder. (Vd post da farsi).
Preparazione teorica ieri: ho chiesto in prestito l'aula con la LIM e ho fatto vedere un video e varie foto da google delle sculture mobili. Ne sono rimasti entusiasti.
Questa mattina alle 8 si parte quindi con i progetti. Presento i materiali e le regole per assemblarli. Nella prima ora discutiamo sulle tecniche e ciascuno disegna un progetto di quello che vorrebbe realizzare e prova a colorarlo. Dopo l'ora di religione ci mettiamo all'opera: spiedini di bamboo da colorare con tempere in colori primari, forme da ritagliare nel cartoncino e forare, fili colorati da legare ai bastoncini in equilibrio.
Vi dico subito che il lavoro è abbastanza complesso. Anche se sono in V hanno avuto difficoltà a progettare un oggetto poi realizzabile... i loro disegni andavano spesso contro le leggi della fisica! Fare i nodini sui bastoncini poi è abbastanza difficile e non tutti capiscono alla prima o alla seconda (o alla terza...) spiegazione.
In tre ore  non siamo riusciti a finire tutti i mobiles (siamo in 25!), però ogni sculturina mobile e colorata che veniva finalmente appesa sopra le loro teste riceveva un calorosissimo e spontaneo applauso!

giovedì 10 novembre 2011

Quarantatreesimo giorno, falsi invalidi

"Maestra, perché dobbiamo fare le prove degli invalidi?"
Questa me l'ha raccontata una collega, ma la trovo stupenda!

Ps per chi non è del mestiere: in seconda e quinta si fanno dei test di valutazione nazionali, preparati da un istituto che si chiama Invalsi, perciò si parla comunemente di prove Invalsi.
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mercoledì 9 novembre 2011

Quarantaduesimo giorno

Questa sera non ce la faccio a raccontarvi proprio nulla. Ho già scritto due post che ho già cestinato.
Sono stata a scuola fino alle 18.40.
Alle 18.41 probabilmente il mio cervello è andato in pappa.
Buonanotte

Da farsi

Devo assolutamente provare a fare questo! E' bellissimo!
mobile Calder
altra versione in inglese

martedì 8 novembre 2011

Quarantunesimo giorno, informatica

Le ricerche di storia continuano oggi in laboratorio di informatica. Partiamo da wikipedia, a ciascuno spiego da quale parola-chiave partire e come restringere la ricerca.
Diego è appassionato di matematica, al convegno dello scorso anno ci ha spiegato il modo in cui gli Egizi facevano le somme e le sottrazioni. Quest' anno sta studiando Pitagora!
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Libri di storia

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lunedì 7 novembre 2011

Quarantesimo giorno, un mondo alla rovescia: studio volontario e riposo obbligatorio!

Oggi non ho nessuna supplenza nella mia ora a disposizione, ne approfitto per andare in biblioteca a prendere un po' di libri per le nostre relazioni di storia, da usare prossimamente. Oggi ho previsto di fare lettura. Poi torno in classe con il mio malloppo e mi metto a leggere alcune fotocopie. Intanto loro sono in palestra con la collega, tornano. "Che cosa fai maestra?" "Studio!". Una bambina si gira verso gli altri: "La maestra studia!"
La giornata è grigia, ma tutto sommato dopo pranzo si potrebbe anche stare un po' in cortile: non fa freddo.
Qualcuno si accorge della pila di libri sui Greci che ho depositato sulla cattedra.
"Maestra, andiamo in cortile dopo pranzo?", "Sì, vediamo se non è troppo umido..."
"Oh, noooo! Vogliamo restare in classe! Vogliamo guardare i libri di storia e iniziare a fare le ricerche!"
Mi fermo a riflettere: mi stanno chiedendo di non fare il riposo per poter cominciare a fare le ricerche di storia?! Rinunciano volontariamente alla ricreazione per studiare?! Aiuto! Forse ho creato dei mostri!
Naturalmente nel frattempo c'è un altro gruppo che chiede di prendere i palloni per andare in cortile.
Decido che una maestra non può negare lo studio a chi lo richiede e stabilisco quindi di fare in questo modo: dopo il pranzo torniamo in classe, ma ci saranno 20 minuti di riposo obbligatorio, nel quale sarà vietato guardare i libri sui Greci. Al suono della campanella si potranno andare a vedere i libri. 
Pochi secondi dopo la campanella delle 14 sono già assiepati attorno alla cattedra per gettarsi a capofitto nei libri. Alcune bambine mi chiedono di organizzare in corridoio un tavolo studio per il gruppo sugli dei, in modo da avere più silenzio e non essere distratte dagli altri gruppi di studio. Sfogliamo i libri e prepariamo le fotocopie divise per argomenti per ciascuna ricerca. 
Il pomeriggio non è andato secondo i miei programmi, ma secondo i loro. 
Ma d'altra parte quando c'è il desiderio di sapere si impara molto di più! Come non sfruttare una simile occasione?

venerdì 4 novembre 2011

Trentanovesimo giorno, comitato scientifico al lavoro. Ovvero come rendere divertenti le ricerche.

Oggi cominciamo a organizzare il nostro "Secondo convegno di storia antica", che si terrà il 14 gennaio 2012 e riguarderà la Grecia antica. Il "Primo convegno di storia antica" si è tenuto lo scorso anno sul tema della civiltà egizia. Abbiamo anche in programma l'organizzazione del "Terzo convegno di storia antica" sui Romani per il secondo quadrimestre.
L'organizzazione del convegno è molto lunga e complessa, quindi è necessario cominciare con largo anticipo. Occorre prendere un argomento sufficientemente ampio da poter garantire 25 interventi; si comunica alla classe l'argomento del convegno e si chiede di presentare una proposta per l'argomento della relazione individuale entro una certa data. In quella data si discutono con tutta la classe le proposte di interventi, in modo tale da eliminare sovraffollamenti su determinati argomenti e vuoti su altri. 
Oggi era quella attesissima data. Erano giorni che mi chiedevano di poter comunicare l'argomento scelto. Ciascuno sceglie l'argomento in piena libertà, solo nel caso in cui troppi relatori abbiano scelto lo stesso argomento si invita il gruppetto a ripensare e scegliere qualche alternativa. Oggi ho avuto qualche problemino con gli dei: sei relatori volevano parlarmi di questo o quel dio greco. Argomento affascinante, ma dedicare un quarto del convegno alla religione greca ci è sembrato eccessivo. Abbiamo concordato sul fatto che bisogna arrivare a tre interventi sugli dei, per equilibrare un po' le cose. Per il resto gli argomenti sono ben divisi, il gruppo più numeroso è quello dei relatori che hanno deciso di dedicarsi all'arte, ma dovendo parlare di scultura, di architettura, di pittura e di teatro, tre relatrici ci sono sembrate opportune.
Il lavoro poi continua così. Assegnati gli argomenti si raccolgono materiali dalla biblioteca scolastica, dalle biblioteche di casa, da internet in aula di informatica. Poi si mettono tutti i materiali in comune in classe, in modo tale che ciascuno possa trovare più fonti per il proprio argomento. Ciascuno si fa le fotocopie o le stampe di quanto può essere utile per la sua ricerca e poi procede con la progettazione e la stesura secondo uno schema (già preparato lo scorso anno, che vi posterò sotto forma di "Ricetta per scrivere una relazione"). Sia il progetto di intervento che l'intervento scritto vengono revisionati da me. I relatori hanno la possibilità di chiedere il giorno prima di fotocopiare del materiale da distribuire. Occorre tenere conto che il tempo per l'esposizione è di 5-7 min. a testa. Una volta approvato il testo dell'intervento e corretto, ci si può preparare per l'esposizione orale, tenendo presente un altro schema usato lo scorso anno (vi posterò "Ricetta per l'esposizione orale"). 
Il convegno dura un'intera mattinata e ha le caratteristiche del gioco di ruolo, per cui dal momento in cui io annuncio l'apertura del convegno finché non annuncio la chiusura dei lavori tutti i bambini diventano dei relatori e diventano il pubblico del convegno. Io faccio da moderatore. Il convegno è organizzato in sessioni tematiche ed è possibile fare domande ai relatori solo alla fine di ciascuna sessione. In aula viene preparato un tavolo per i relatori (con tanto di bottigliette d'acqua, bicchieri di plastica e finto microfono) e chi non è chiamato ad intervenire resta a fare il pubblico aspettando il suo turno. Naturalmente non esiste il riposo e non si tiene conto delle campanelle: è previsto il coffee break secondo secondo orari e tempi stabiliti in base alle esigenze del convegno. Ai relatori si chiede di esporre il loro intervento al pubblico senza leggerlo dal testo scritto, ma potendo leggere eventuali citazioni, utilizzare la lavagna o altri supporti visivi. Il moderatore presenta uno ad uno i relatori chiedendo da quale università provengono e di che cosa sono esperti. Si tratta di un convegno internazionale, quindi i nostri relatori provengono da tutte le parti del mondo. Alla fine di ogni sessione ci sono le domande del pubblico e alla fine di tutti gli interventi la chiusura dei lavori. Quando il convegno viene dichiarato chiuso, i relatori tornano ad essere bambini e il moderatore torna ad essere la maestra, quindi si parte con i commenti su come è andata l'esperienza.
Ecco i commenti più significativi dello scorso anno: "Maestra è stato bellissimo! Quando lo rifacciamo?", "Mi dispiace che mi sono emozionato un po' troppo...", "Mi dispiace che non sono riuscito a stare perfettamente dentro i minuti... La prossima volta devo stare più attento".
Posso garantirvi che è stato uno dei convegni più seri ai quali io abbia partecipato: relatori preparatissimi e un pubblico attento che poneva questioni intelligenti. 
D'altro canto avevamo tra di noi le migliori menti delle università di Oxford, Parigi, New York, Il Cairo, Roma, Berlino e molte altre! Abbiamo grosse aspettative per questa seconda edizione. 
Dove lo trovate un convegno così?

giovedì 3 novembre 2011

Pennelli miei

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Trentottesimo giorno, arte


Avverto un leggero senso di colpa ma non ce la posso proprio fare, non posso proprio pensare di seguire un programma di "Educazione all'immagine", deve essere un momento in cui posso dare spazio anche alla mia creatività, oltre che a quella dei bambini. Mi faccio guidare da due "regole": non annoiarsi e sperimentare modi diversi di fare arte. Quest'anno abbiamo già fatto copie di quadri famosi (con il gioco "pesca la carta"), illusioni ottiche con ombre e cartoncini colorati, collage con i materiali più vari, finestrelle di cartoncino e carta velina. Per Natale ho pensato di far preparare delle cartoline di auguri, diciamo quattro cartoline per ogni bambino. Vorrei farle fare con le tempere, quindi dobbiamo cominciare tra poco.
L'anno scorso ho chiesto dei pennelli per dipingere con acrilici un pannello che poi abbiamo attaccato alla porta: la copia di un quadro di Hudertwasser. Mi sono arrivati pennelli di cattiva qualità che dopo uno o due utilizzi incominciavano ad essere tutti spampanati, con peli più lunghi che uscivano da tutte le parti.
Tocchiamo una questione spinosa: i soldi che i genitori spendono per mandare i figli a scuola. Ma affrontiamo la questione con sincerità. Abbiamo una vaga idea del tenore economico delle famiglie della nostra classe, sappiamo quelle che sono le famiglie veramente in difficoltà perché hanno diritto alla mensa gratuita e all'abbonamento dell'autobus. Concordo con il fatto che per queste famiglie la spesa per il materiale scolastico può essere un problema reale, bisognerebbe andare loro incontro, quando necessario, o con fondi della scuola o semplicemente dividendo le spese totali tra quanti possono sostenerle (se anche 23 famiglie pagano materiale per 25 bambini non credo sia una tragedia, anzi una piccola lezione di solidarietà). Guardiamo ora a tutti gli altri, quelli che hanno cellulari che costano quanto il mio, videogiochi che costano più del mio orologio  e via dicendo, ecco non riesco proprio a capire perché i genitori quando si tratta di spendere per la scuola puntano al minimo. Anni fa mi sono arrivate a volte confezioni da 70 pennarelli comprate in supermercato, pennarelli che dopo una settimana era già asciutti, con delle punte dure che colorare con i sassi dà più soddisfazione. Ma dico, tuo figlio non se li merita i Giotto? Hai mai provato a colorare con un pennarello secco di supermercato o con uno Stabilo?  
Dipingere a pennello non è facile, bisogna essere precisi, avere la mano ferma, non trascinare il polso e la manica sul colore appena steso, se in più metti nelle loro inesperte manine pennelli spettinati che soddisfazione potranno avere?
Eppure ci caschiamo anche noi insegnanti. Sono andata a farmi fare un preventivo nel negozio dove mi rifornisco e ho chiesto due pennelli della marca che uso io, uno piatto misura media e uno a punta misura piccola, verrebbero a costare 4,30 euro a bambino, poi ci sarebbero i cartoncini per le cartoline, i colori e lo spray fissativo... man mano che il preventivo prendeva forma mi crescevano i sensi di colpa, eh no, non posso chiedere così tanto, eh, mi faranno storie, mi dicevo...
Quanto spendereste per far creare ai vostri figli 4 cartoline natalizie usando materiale di qualità?
Quanti soldi dareste per far partecipare vostro figlio a un qualsiasi corso di "decorazioni natalizie" fuori scuola?

mercoledì 2 novembre 2011

Trentasettesimo giorno, sorrido.

Una collega di seconda mi racconta in cortile che ho fatto colpo su un bambino della sua classe. Cerco di ripescare nella memoria se sono andata a fare supplenza in quella seconda, ma non mi pare. La collega conferma: non ho fatto supplenza, sono solo andata a chiederle una cosa un giorno, e quando sono uscita questo bambino si è alzato ed è andato a dire alla sua maestra: "Maestra, questa maestra che è uscita è bellissima!"
Vi assicuro che non sono né mi sento bellissima... 
Forse quel bambino ha capito che sono Cappuccetto Rosso!

martedì 1 novembre 2011

Dolcetti

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Trentaseiesimo giorno, scherzetto!

Lunedì 31 lavoro il pomeriggio, per fortuna nessuna supplenza alla prima ora, posso dedicarmi alle correzioni e alla preparazione delle domande per la prossima verifica di storia (i Greci!). Poi scendiamo a mangiare la nostra zuppa di lenticchie (vi lascio immaginare l'entusiasmo dei bambini) e tutti fuori in cortile: la giornata è bella e calda, quasi primaverile, solo i nostri alberi gialli ci ricordano in che stagione siamo. Passa una bambina con block notes e pennarello: "Maestra, in che via abiti?" Rispondo con il mio indirizzo. Dopo un po' passa un'altra con la stessa domanda, e specifica: "Gli altri non vogliono dirmelo!" Ripeto il mio indirizzo: via Querciagrande 8. Penso che forse hanno intenzione di spedirmi qualche cartolina o biglietto...
Altre volte mi hanno chiesto il numero di telefono e quello di cellulare, un po' timidamente ma di solito ho acconsentito, devo dire che non mi hanno mai telefonato. 
Anni fa ho invece potuto constatare che è molto pericoloso dare il numero di cellulare alla rappresentante di classe: sono stata chiamata il 14 agosto mentre mi trovavo in aeroporto per un volo internazionale. La domanda urgentissima e improcrastinabile era: "Possiamo comprare un altro vocabolario anziché quello consigliato da lei? Sa, ce ne sono altri che costano di meno!". Nei seguenti 10 minuti di telefonata ho spiegato che no, non si poteva scegliere un buon vocabolario in base al prezzo di vendita e che sì, io li avevo guardati bene i vocabolari prima di dare i miei "consigli per gli acquisti" e avevo scelto quello, proprio quello, perché affidabile, completo, compatto e di facile consultazione per i bambini. 
Finito il riposo in cortile torniamo in classe, ci laviamo i denti e intanto continuano le domande strane: "Maestra ma tu questa sera sei a casa?", "Maestra ma non vai a nessuna festa?"... Finalmente ci arrivo: questa sera è Halloween, e visto che abito non troppo lontano dalla scuola vogliono venire a farmi "dolcetto o scherzetto". 
Molto bene, incomincio a pensare quale scherzetto preparare io per loro! Finite le lezioni, resto nella scuola vuota ancora un'oretta, mi sono portata delle cose che mi interessa leggere. Percorro il lungo corridoio vuoto sorridendo, mentre fuori è già buio. Prima tappa: il supermercato davanti a scuola dove faccio incetta di dolciumi. Il caso vuole che in fila alla cassa dopo di me ci sia la mamma di una bambina della mia classe. Qualche minuto di imbarazzato silenzio con lei che continua a fissare quello che ho depositato sul nastro trasportatore: stringhe di liquirizia, torroncini, spicchi alla frutta, fragoline ricoperte di zucchero, caramelle alla fragola. Credo che il suo primo pensiero sia stato "in che mani sono i nostri bambini! Ma che cosa mangia questa?!", poi si è ripresa, mi ha guardato e ha esclamato: "Ah Maestra, si prepara per Halloween!", "Certo" ho risposto "non mi farò cogliere impreparata!"
Con la borsa piena di dolcetti corro a casa: devo eliminare gli stendini dal salotto, mettere a posto il corridoio... non so a che ora arriveranno, ma so che è un sacco di tempo che propongono di venire a vedere casa mia, a mangiare a casa mia e cose di questo tipo, devono avere un'aspettativa altissima! Nascondo tutto il casino in camera da letto e preparo pronto il mio travestimento: mantello con cappuccio verde bosco lungo fino a terra e maschera verde. Dalle 7 in poi incomincio a pensare che possono arrivare in qualsiasi momento. Non mi metto i vestiti da casa e non so se cominciare a preparare la cena... alle 8 mi decido: posso anche cenare. Alle 8.30 mi telefona mio papà: "Allora come è andata? Sono arrivati i bambini?" rispondo delusa, penso che oramai non verranno più, penso che le mamme li abbiano convinti a non venire "per non disturbare", come si usa dire. A me invece dispiace, mi dispiace che il perbenismo delle mamme abbia preso il sopravvento sulla spontaneità dei bambini. E poi ho un mantello pronto, e un ciotolone strapieno di dolciumi e mi sarebbe piaciuto ricambiare lo scherzo e prenderli di sorpresa. Penso che questi sono tempi bui, in cui non si può più giocare, in cui tutti hanno timore di fare qualsiasi cosa. Porterò le caramelle a scuola, penso, e lascerò intendere che avevo pronto uno scherzo, che però non rivelerò mai...
Metto a posto la tavola e comincio a cambiarmi per mettere il pigiama, mi sdraio sul divano e suona il campanello! Sono già le 9 passate, non possono essere loro. Vado al citofono e sento delle vocine emozionate che gridano "Dolcetto o scherzettoooo???" Salgono tre streghette con tanto di trucco e cappello, alle quali apro tutta bardata nel mio mantello. Sorprese, ma non spaventate, entrano in salotto dove attingono a piene mani dalla ciotola dei dolciumi e riempiono il loro cestino a forma di teschio. Si guardano attorno: "Che caldo!" vicino alla stufa, "Guarda quanti libri!" fa una, "Certo, che cosa ti aspettavi? E' una maestra di italiano!" risponde l'altra. La mamma le aspetta in atrio e non voglio trattenerle, poi è bello che resti in loro ancora un po' di curiosità per come vivo nella vita vera, quando non sono la Maestra. "Ciao, ciao, ci vediamo presto!" Mi lasciano un bigliettino con scritto "Grazie! Buon Halloween" e corrono giù per i quattro piani di scale. 
Ringrazio mentalmente le tre mamme spiritose che hanno permesso alle loro figlie di giocare un po' con me!