giovedì 23 febbraio 2012

Cose che la scuola dovrebbe fare per la vita

Due anni fa si è svolto nella mia scuola un convegno nazionale sulla sicurezza dei ragazzi in internet. Noi insegnanti della scuola non siamo state invitate a partecipare, anzi hanno chiuso le porte taglia-fuoco per separare i corridoi delle classi dall'aula magna dove si svolgeva il convegno, per paura che ci infiltrassimo al buffet chic previsto per i partecipanti (tovaglie bianche e camerieri in cravattino!).
Quello che ci è rimasto di quel convegno sono alcune decine di opuscoli illustrativi avanzati e i manifesti con Geronimo Stilton, che sono rimasti appesi finché io stessa non li ho tolti perché avevano cominciato a deteriorarsi. Nessuno ci ha raccontato che cosa si sono detti al convegno.

Una delle cose che a scuola bisognerebbe fare per preparare i ragazzi alla vita, anziché solo alla scuola, è parlare con loro di questo, nel mio personale programma della prossima lezione di informatica.

mercoledì 22 febbraio 2012

Primo eroe della rivoluzione delle matite



La rivoluzione delle matite ha conquistato nuovi territori: tutti i gabinetti adesso hanno lo scopino! E la cosa più bella è che gli scopini sono stati comprati dalla scuola!
A chi non abbia seguito la storia dall'inizio consiglio la lettura di questo post di settembre Come fare felici 100 bambini.
Dopo cinque mesi e qualche polemica sono arrivati gli scopini. Ho ringraziato personalmente il Preside.
Il nostro pensiero va al generale Scopino che, paladino della causa della rivoluzione delle matite, si è coperto... d'onore resistendo eroicamente  in territorio nemico in attesa dei rinforzi.

(Nella foto il generale Scopino ritratto nel giorno dell'assegnazione della delicata missione)

lunedì 20 febbraio 2012

Festa di Carnevale a scuola!


Venerdì 17 pomeriggio festa di Carnevale a tema rock anni '50-'60.
Nei giorni precedenti strani comportamenti tra i miei bambini: si avvisavano ogni volta che arrivavo, pretendevano che restassi in classe a riposo e confabulavano in corridoio, qualcuno si è lasciato sfuggire che si stava organizzando qualche cosa che non dovevo sapere. Naturalmente sono stata al gioco.
Venerdì comincio il turno alle 12 e faccio il mio ingresso direttamente con gonna a ruota, occhialoni rossi a punta e coda alta... irrompendo nel bel mezzo dell'interrogazione di geografia! Mi eclisso in segreteria per dare il tempo alla collega di finire con le interrogazioni, quando ritorno spostiamo i banchi creando una zona ballo, una zona buffet e la cattedra per i dischi. Poi si cambiano. I maschi vanno nel nostro "camerino" (la stanzetta per il sostegno che abbiamo stabilito di usare per i laboratori teatrali) armati di pettini, gel e giacchette di pelle nera. Intanto, in classe, le femmine si mettono gonne, sottogonne e ballerine; qualcuna per l'occasione si è tinta con lo spry i capelli. Io ho portato gonne di riserva, maschere, nastri per i capelli, fiori colorati, occhialoni pazzoidi e inizio a distribuire la mercanzia.

Quando siamo pronti cominciamo a girare per la scuola in formazione corteo carnevalesco. Faccio fatica a star dietro al gruppo: hanno il passo deciso dei "grandi" della scuola. Gli altri non possono far altro che spalancare la bocca e stringere patti con le loro maestre: "E' vero che anche noi in quinta faremo la festa di Carnevale?"
Quando arriviamo in mensa il nostro corteo è guidato da un bambino di terza vestito da vichingo che suona la cornetta, seguito da due bambine al kazoo e dagli altri 20 che battono le mani. Subito dopo mangiato il corteo sfila in cortile e più di un centinaio di bambini, che stavano giocando, iniziano a seguirci ingrossando le fila.
Tornati in classe abbiamo festeggiato il compleanno di due bambine, che per l'occasione avevano portato la torta al cioccolato con le candeline. Non avevamo l'accendino, nessuno sul piano aveva l'accendino. Tsk tsk tsk faccio finta di accendere le 11 candeline. E loro fanno finta di soffiare, una dopo l'altra. Grandi risate, applausi e l'immancabile "Tanti auguri a te". Sento qualcuno che dice "La più bella finta festa che abbia mai visto!"
Finalmente in classe mi chiamano fuori dalla porta con qualche pretesto e sento che dentro provano musiche, si zittiscono a vicenda, gridano. Le due bambine incaricate di tenermi fuori cercano di conversare con me. Dopo una decina di minuti buoni mi permettono di entrare e mi fanno accomodare su un banco in fondo alla classe. Sono schierati a coppie secondo una coreografia stabilita con segni di scotch a terra. Arrivano un bambino e un bambina con una cartellina professionale dalla quale leggono la presentazione dello spettacolo della "classe rock". Poi sulle note di Jailhouse rock  parte il loro balletto. Sorprendente coreografia! Il momento saliente è stato quando tre maschi, di quelli che ritenevo "impacciati", hanno alzato in aria le loro ballerine in spaccata.
Bravissimi. Mi hanno fatto pensare che tra Elvis che incitava a ballare dentro la prigione e Foucault che se la prendeva con le istituzioni totali ("Sorvegliare e punire" non sembra un titolo adatto all'istituzione scolastica?) c'è forse solo un passo... di ballo.

mercoledì 8 febbraio 2012

Let's rock!

Questa mattina preparo la lezione di musica di oggi pomeriggio. Dopo aver fatto Jazz e Spirituals oggi tocca al Rock!
La play list comincia con Elvis, Jerry Lee Lewis e Johnny Cash, continua con Bob Dylan, poi Beatles e rock britannico anni '60 e per finire Dire Straits e Queen.
Mi dispiace per la classe vicina, ma credo che questo pomeriggio saremo un po' scatenati... tipo così (vedo di procurarmi un completo rosso e un estintore...)

lunedì 6 febbraio 2012

Fine quadrimestre

Cari  miei cinque lettori,
finalmente il quadrimestre è finito e si può tornare ad una vita normale.
La fine del quadrimestre getta nel panico alcune colleghe, pare che per dare dei voti corretti occorra raccoglierli gli ultimi giorni del quadrimestre. Trovo che sia un'assurdità. Ho cominciato a raccogliere voti da ottobre, quindi è normale che a gennaio ne ho già una certa quantità... Le verifiche le faccio alla fine di un argomento (volete chiamarla unità didattica?) in qualsiasi periodo dell'anno, non importa se vicino o lontano al 31.1. 
Il fatto è che chi si stressa per la fine quadrimestre stressa anche te: digli di smettere! 

Personalmente mi stressano i voti in generale, ma più di tutto mi stressa riportarli sulle pagelle.
Da sempre ho un cattivo rapporto con il fatto di assegnare voti. Non mi disturba fare delle verifiche: mi serve per capire quanto hanno capito, sapere che cosa rispiegare, osservare dove trovano più difficoltà; ma non ho ancora realmente capito perché a tutto questo devo dare un numero e perché questo numero deve essere "oggettivo" e confrontabile con gli altri numeri. Quando ammetto questa mia difficoltà suscito sempre scalpore tra i colleghi, che sotto sotto pensano che sia una boutade o una esagerazione, quasi una vanteria. Invece è vero: non ho capito a che cosa servono veramente i voti.
Solo i 10 non mi pesano: quando scrivo un 10 so che quel bambino sorriderà e che il papà, la mamma, le nonne, le zie gli diranno "bravo!". Già quando scrivo un 9 non so che cosa succederà: ho scoperto che ci sono famiglie che stabiliscono un livello di 9 e 10 che devono esserci in pagella, credendo così di motivare i figli a un migliore rendimento. Le quotazioni dei voti sono poi collegate a premi o punizioni, in termini di figurine, di giornate di play station guadagnate o perse, di paghette e via dicendo. Questo sistema non viene adottato solo per i voti "bassi", ma riguarda anche i 9 o può concentrarsi su un'unica materia. L'anno scorso al primo quadrimestre ho scoperto che la vacanza estiva in un parco giochi di un mio alunno sarebbe stata condizionata dal voto di "Arte e immagine". Questo alunno ha un pessimo rapporto con il disegno, nel corso dei mesi il mio obiettivo è stato quello di non fargli vivere con panico il momento in cui si prendeva in mano una matita o un pennarello. Naturalmente gli ho alzato il voto.
I voti mi pesano perché non ho nessuna certezza sul fatto che verranno interpretati in modo corretto e perché non ho il controllo sulle conseguenze alle quali andranno in contro i miei bambini. Ho saputo che un bambino, che ha la pagella tra il 7, l'8 e il 9, si è sentito dire dal papà che è stupido. Quanto vorrei riempirgli la pagella di 10! 

Ho fatto vari esperimenti in tal senso (ve ne parlerò in altri post) e ho notato che l'idea che il voto dovrebbe essere motivante (meglio: il raggiungimento di un "bel" voto) è semplicemente falsa. Il sistema di legare poi un voto a un premio e un altro a una punizione è fallimentare. In tutti e due i casi la motivazione resta superficiale e legata a fattori esterni: prendere un bel voto così gli altri mi diranno "bravo", prendere un bel voto così gli altri mi daranno un premio, aver paura di prendere un "brutto" voto perché ne seguirà una punizione. NON FUNZIONA! Fidatevi. Intanto le gratificazioni e le reprimende dovrebbero essere strettamente collegate all'oggetto in discussione e non riguardare cose che non hanno nulla a che fare con l'argomento "impegno nello studio". Perché pensare alle figurine degli animali dovrebbe farmi studiare di più gli Etruschi?
La vera motivazione è solo quella interna, quella di chi ha voglia e curiosità di imparare, il voto più alto è solo un "effetto collaterale". Per stimolare la motivazione e la curiosità il percorso educativo è completamente slegato dal meccanismo del voto. Io uso molto il metodo della lezione partecipata, ecco che studiare, approfondire, essere curiosi serve a partecipare alla lezione, a condividere con i compagni il momento di scoperta, a portare qualche riflessione al gruppo. E' da questa soddisfazione di sentirsi parte di un processo di scoperta che la motivazione continua ad alimentarsi. E' motivante vedere che i tuoi compagni e i tuoi insegnanti ti ascoltano perché stai dicendo qualche cosa di interessante e nuovo, è motivante il fatto che ti viene lasciato spazio per approfondire le tue passioni e i tuoi interessi che riguardano le materie di studio, anche se non sono "in programma" (quante cose interessanti sulla medicina, sulla matematica, sulla filosofia dei Greci hanno raccontato i bambini!). E' motivante la relazione che si ha con gli altri, quando ci si sente parte importante di questa relazione. In definitiva credo che sia motivante sentirsi trattare da persone, con le proprie caratteristiche e difficoltà, e scoprire che qualcuno crede che valga la pena ascoltarti. Credo che la vera motivazione stia nella dimensione sociale e collaborativa.
Per questo quando certi genitori vengono a chiedermi che cosa fare a casa per risolvere alcuni problemi con lo studio, cerco sempre di dare esempi di giochi ed attività divertenti che siano motivanti per il bambino perché creano un rapporto con il genitore. Ricordo ad esempio che per una bambina che, anni fa, non aveva voglia di fare esercizio di lettura ad alta voce ho detto alla mamma di farsi aiutare a cucinare facendo leggere alla figlia le ricette. Credo che assegnando esercizi aggiuntivi dal libro non avrei ottenuto lo stesso risultato e mamma e figlia avrebbero passato sicuramente dei momenti meno rilassanti. Se devi imparare a leggere parole in stampato perché non puoi leggere un ricettario?
Ancora un esempio. Una bambina che ho in classe ha grosse difficoltà con l'apprendimento, è con noi da poco e non sono ancora riuscita a capire perché. E' stata l'unica ad essersi inventata la pagina di diario che dovevano scrivere per casa: una giornata trascorsa al museo della preistoria con la mamma, grazie alla quale era riuscita poi a prendere un bel 10 (il primo!) nella verifica di storia del giorno dopo. Una fantasia, ma una bellissima fantasia, direi una speranza: che anche nella vita reale si possa imparare quello che la scuola ti richiede e che la scuola possa premiare anche quello che hai imparato nella vita reale.

Nonostante i miei sforzi, sono preoccupatissima per le consegne delle pagelle della prossima settimana. Ricordo che due anni fa, quando ancora non conoscevo bene la classe, dopo 10 minuti in cui una mamma ci parlava di quanto male va sua figlia a scuola (e la figlia era rimasta fuori piangente) ho cominciato a pensare che non stessimo parlando della stessa persona. Mi sono fatta ridare la pagella e ho rivisto tutti quegli 8 e quei 9 e le ho detto: "Ma sua figlia è brava! Esca subito a dirle che è brava e andate a casa a festeggiare!"
Ha cominciato a sorridere ed è andata a casa contenta.