lunedì 1 ottobre 2012

La nave e la mongolfiera

Arriva con i capelli arruffati e il suo disegno, tutto fatto con il pennarello blu:
- Questa è una nave, è rimasta incagliata sulle secche e non riesce più ad andare avanti. E' per te.
- Grazie...

Giovedì: la solita incredibile fatica per riuscire a farli stare tranquilli ad ascoltare, a non mettersi a chiacchierare o giocare con il compagno, a non chiedere di andare in bagno tutto il tempo... mi sento un cane pastore e vorrei essere un polipo, ma un polipo con anche molti occhi molte orecchie molte bocche. Un mostro con braccia occhi orecchie per tutti, per tutti i miei 25 alunni. Si alzano e vengono a chiedere qualche cosa in 5 o 6 alla volta, vogliono sapere, fare, raccontare, chiedono aiuto o vogliono essere ascoltati perché si lamentano. Intanto dal posto altri chiedono altre cose, o aspettano pazientemente che la maestra-mostro arrivi anche da loro, o semplicemente non fanno nulla, niente di niente, finché la maestra-mostro non arriva sul loro banco a ridire, per la decima volta, che cosa bisogna fare.

- Vai avanti con le lettere che ho scritto, vedi? adesso c'è la E, devi fare la E, quella che sembra un pettinino, ti ricordi?
- Sì, ma come si fa? Non so fare, come si fa?
- Si fa così, vedi? prendi bene la matita, ecco, con queste tre dita, no, un po' più in basso, ecco, adesso parti da qui in alto e fai una sediolina, poi chiudi in alto e fai la righetta in mezzo. No, non servono tanto lunghe le righette...
- Così?
- Sì, così, poi la prossima volta cerchiamo di fare le righette più dritte, va bene?
- Sì.

Alzo gli occhi da quel banco e da quel quaderno e attorno c'è naturalmente il disastro: chi è andato in bagno senza chiedere, chi ha preso un puzzle e si è sdraiato a terra in fondo alla classe, chi si è alzato per andare a dire una cosa a un compagno, chi sta litigando, chi chiede di andare in bagno, chi ha aperto un libro senza aver finito di lavorare sul quaderno, chi non ha ancora cominciato a scrivere.
La maestra ritorna a fare il cane pastore: 
- Tornaaate al posto! Sì puoi andare in bagno. Perché non hai ancora cominciato a scrivere? Metti via il libro, stiamo lavorando sul quaderno. Non è il momento del riposo, metti via il puzzle e torna al posto. Giù le mani voi due, che cosa c'è da litigare? Non hai la matita? Vieni che ti do la mia. Sì se non hai il blu puoi usare l'azzurro. Il fazzoletto lo trovi dietro la cattedra. No adesso non puoi fare un disegno, adesso andiamo avanti con queste parole. No non è ancora ora di pranzo, dobbiamo ancora fare la merenda... 
e abbaia altre decine di frasi per rispondere a tutti e per convincere ciascuno a tonare a lavorare.

La maestra torna alla lavagna:
- Stavamo scrivendo ELEFANTE, adesso dopo questa E che cosa ci vuole?
- FFFFF! FFFF!
- Giusto, F, allora facciamo un bastoncino, poi chiudiamo in alto e poi un'altra righetta
Sono passati due minuti di tregua e poi la maestra ritorna a fare il cane pastore. Così per ore.

Sempre giovedì, la quinta ora vado a fare musica in un'altra classe, una seconda. Mi accoglie con un sorriso lui, il bambino che da un anno terrorizza tutta la scuola.
- Maestra vieni con me!
(mi prende la mano)
- Ti devo dire una cosa che non ti piacerà...
(indica la finestra)
- Guarda: oggi c'è vento e la finestra è anche un po' aperta... è pericoloso per te, potresti volare via se noi facciamo troppa confusione!
- Oh, già, ma starò attenta, non ti preoccupare, e poi voi sarete bravi e non farete troppa confusione, vero?
- Sì!
Questa della mongolfiera è una storia che delle volte racconto quando vado in una classe nuova, dico che sono una maestra un po' strana e proprio non posso stare nella confusione, perché altrimenti la testa mi si gonfia e diventa grande come una mongolfiera e allora rischio di volare via. Il che è vero: davvero non sopporto la confusione e davvero se è troppa ho la tentazione di andarmene. Questa storia mi permette anche di fare delle facce buffe quando il livello dei decibel non è accettabile e sperare che loro così si calmino senza rendere necessaria l'arrabbiatura. A volte funziona. Non avevo mai pensato che qualcuno si sarebbe potuto preoccupare davvero...
Comincio la lezione con lui che mi abbraccia e mi tocca la pancia (chiedo: - Tutto a posto con la mia pancia? risponde di sì) e con l'annuncio dell'imminente arrivo di una bravissima pianista che ci avrebbe spiegato un  sacco di cose sull'opera e su uno spettacolo che avremmo fatto con lei e altri cantanti bravissimi verso la fine dell'anno. La tiro in lungo aspettando che la pianista arrivi e racconto che cose fantastiche faremo. La pianista non arriva, lascio una collega in classe e chiedo a una bidella, vado nell'aula di musica. Niente pianista, e sono già le 12.15. Torno in classe e annuncio che purtroppo la pianista avrà avuto qualche problema, che verrà una prossima volta e che riprendiamo con le attività di musica della settimana precedente.
Il bambino sensibile, come una pentola a pressione, comincia a surriscaldarsi: va in giro per la classe appoggiando conchiglie alle orecchie dei compagni, poi si trascina su tutti i banchi. Poi esplode e comincia gridare:
- C'E' UNA GAL-LI-NA NEL-LO ZAI-NO! C'E' UNA GAL-LI-NA NEL-LO ZAI-NO! C'E' UNA GAL-LI-NA NEL-LO ZAI-NO! C'E' UNA GAL-LI-NA NEL-LO ZAI-NO!
- C'E' UNA CACCA SUL TAVOLO! C'E' UNA CACCA SUL TAVOLO! C'E' UNA CACCA SUL TAVOLO! C'E' UNA CACCA SUL TAVOLO!
- C'E' UNA MAESTRA ARRABBIATA! C'E' UNA MAESTRA ARRABBIATA! C'E' UNA MAESTRA ARRABBIATA! C'E' UNA MAESTRA ARRABBIATA! C'E' UNA MAESTRA ARRABBIATA!
e qualsiasi altra cosa gli passi per la testa.
Naturalmente provo a convincerlo che noi vogliamo fare lezione di musica, lui risponde che a lui non interessa, che lui non vuole fare lezione di musica e continua a gridare.
Io sposto il suo compagno di banco in un luogo acusticamente più accettabile e dico ai compagni che avremmo fatto lezione comunque con il nostro lavoro sul ritmo, però ciascuno sul suo quaderno. All'inizio loro ridono di quello che grida il compagno, poi cominciano ad isolarsi e a lavorare ciascuno al suo compito.
Dopo non so quanto tempo nel quale ho fatto lezione cercando di far sentire la mia voce sopra questa colonna sonora di non sense, lui, disegnando dinosauri, comincia a calmarsi e non grida più.
Poi si alza, tranquillissimo:
- Guarda, questo è un drago
- Molto bello, che drago è?
- E' un drago americano, anzi adesso gli faccio la bandiera
- Va bene, vuoi che ti mostro come è fatta la bandiera americana?
- No
(comincia a fare una stella nel centro di una bandiera sulla schiena del drago)
- Vuoi che ti mostro come si fa una stella precisa con un sistema facile?
- No, io la faccio così, a me va bene così.
E' ora di fare lo zaino e lo aiuto a sistemarsi la giacca e lo zaino, gli altri sono fuori in corridoio che si stanno preparando:
- Ma poi non sei volata fuori dalla finestra davvero
- No, hai visto? Era solo uno scherzo, lo hai capito...
- Sì, sono quegli scherzi che fanno le maestre simpatiche
- Ah, io che maestra sono?
- Simpatica
- Allora facciamo la pace e la prossima volta mi aiuti a fare la lezione di musica?
- Sì. Però io delle volte non riesco a controllarmi.

Io il più delle volte mi controllo. 
Poi arriva un giovedì così in cui arrivo a casa e il mio corpo va fuori controllo: lo stomaco e la gola diventano un blocco di cemento attraverso il quale il respiro fa fatica a passare. 
E allora, stesa sul divano cercando di riprendere il controllo di me stessa, sono una nave incagliata che non riesce più ad andare avanti.




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