lunedì 22 ottobre 2012

Una corsa

E' un po' che non mi porta disegni. Poi qualche giorno fa arriva con una grande persona disegnata sul foglio con una coloratissimo mantello dietro.
- E' per te
- Grazie
- Questa sei tu
- E che cosa faccio?
- Hai vinto
- Che cosa ho vinto?
- Una gara di corsa.

In questi giorni non ho scritto molto, questo accade per molti motivi. Uno è lo stato psicologico negativo nel quale mi trovo. Rispetto alla situazione iniziale di contatto con la classe, della quale vi ho già detto, le cose sono lentamente migliorate. Si riesce, per qualche mezz'ora, anche a fare lezione; si riesce, per una decina di minuti, anche a farli lavorare tranquilli e concentrati al posto. Ma quello che accade più spesso è ancora che non ascoltano, parlano tra loro da una parte all'altra della classe, si alzano, fanno domande in 10 alla volta, litigano, si spingono, si buttano a terra. Allora noi ci arrabbiamo, li riprendiamo, alziamo la voce, minacciamo punizioni, chiamiamo i genitori, facciamo colloqui, facciamo discorsi e promesse di cambiamento. 
Allora io, che avrei voluto essere un'insegnante democratica e non-violenta, e che ogni volta ci riprovo, mi sento letteralmente uno schifo. Mi faccio schifo: quella persona che grida e si arrabbia non sono io, quella persona che perde il controllo non sono io. Poi un po' mi perdono perché capisco che quella persona lotta solo per farsi ascoltare e fare il suo mestiere. Intanto magari, presa da questi pensieri, la notte dormo solo 3 ore perché ho passato il tempo a chiedermi come si fa, come si può fare, come si esce da questo meccanismo senza rinunciare al proprio modo di essere. 
Sto cercando di documentarmi, di chiedere a colleghi esperti, ma non ho ancora trovato risposte soddisfacenti.

Intanto fuori dalla scuola c'è un altro mondo che mi chiama: un corso di formazione per 100 docenti, un contratto di docenza all'università per 150 futuri maestri, un libro per la prima elementare con un'importante casa editrice.

Lei, ancora una volta vede: sono nel bel mezzo di una corsa, una lunga sfinente maratona. Non so se riuscirò a correrla tutta, se inciamperò, se mi ritirerò e se poi alla fine ci sarà un premio.  Lei crede di sì.



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