mercoledì 19 ottobre 2011

Ventottesimo giorno, thriller.

Che dirvi della giornata di oggi? Di quelle giornate che per raccontarle ci vorrebbe un libro intero. 
Forse pensavate che in una giornata in classe ci fosse solo una cosa, di interessante, da raccontare. Provate a stare 4-5 ore in una stanza con 25 persone e vedrete che ogni giorno si potrebbe scrivere un romanzo. Ho scritto "provate a stare con 25 persone", certo se pensate di stare solo in una classe, allora potreste anche cavarvela più a buon mercato. 
Oggi una giornata da thriller.

La prima notizia che mi ha accolta in classe è stata quella che Antonia ha di nuovo vomitato. Penso a che cosa fare: anche ieri Antonia ha vomitato, e ha vomitato due volte, e abbiamo chiamato a casa e non sono venuti a prenderla prima. E oggi eccola a scuola, ed ecco che vomita ancora. Tergiverso, poi mi decido a richiamare la famiglia. Mi viene risposto che non possono venire a prenderla perché lavorano. E che ieri sera a casa stava bene. Obietto che forse è il caso di parlare con il pediatra. Ma intanto decido di parlare con Antonia, a parte, durante la ricreazione.

Mentre ci prepariamo per andare a pranzo loro prendono corde e palloni per giocare in cortile. Caterina gira la corda a cappio attorno al collo di Daniele. Daniele è inginocchiato a terra come un cagnolino. Sbarro gli occhi, ho la prontezza solo di dire qualche parola sconnessa: "La corda! Attorno al collo! Ma state scherzandoooo?!?" Intanto altri si fanno cadere i palloni in corridoio. Ordino di riporre corde e palloni in classe alla velocità della luce.

Dopo pranzo, in cortile, mi siedo con Antonia per cercare di capire se c'è qualche cosa che non va. Antonia comincia a parlare di come si sente ma viene interrotta da altri bambini corsi ad avvisarmi che Caterina si è fatta male. Con Antonia vado a vedere che cosa si è fatta Caterina: correndo è inciampata sul basamento del canestro battendo il ginocchio. Piange e zoppica. Raduno tutta la classe e prendo Caterina sottobraccio: andiamo in bidelleria a mettere il ghiaccio. Con il ghiaccio andiamo in classe. Metto tutti seduti e spiego che, vista la brutta aria che tira in questa giornata, finiranno la ricreazione seduti al proprio posto con la scelta tra una delle seguenti possibilità: 1. leggere, 2. disegnare, 3. dormire.
Prendo due sediette e mi metto con Antonia appena fuori dalla porta, in modo tale da poter continuare a farla parlare senza che i compagni possano sentire; nel frattempo posso vedere che cosa combinano in classe.
Ascolto discorsi difficili, porgo fazzoletti per soffiare il naso e asciugare le lacrime. Giungiamo a un abbozzo di sorriso e a un accordo. 
Posso tornare a vedere come va con il ginocchio di Caterina. Gonfio e rosso. Decido di chiamare la mamma e di fare la dichiarazione di infortunio. Vado in segreteria lasciando la porta della classe aperta e avvisando la collega della classe affianco.
Torno dalla segreteria. 
Mi resta ancora un'ora e mezza, forse finalmente posso cominciare a insegnare.

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