martedì 27 settembre 2011

Dodicesimo giorno, la sig.ra Pina e Italo Calvino

Oggi grande apprensione per la prevista verifica di storia: bambini in corridoio che ripassano dal libro o dagli schemi, entrano in classe silenziosi e già si preparano separando i banchi. Dopo il buongiorno distribuisco le 15 domande alle quali possono rispondere senza limiti di spazio su fogli quadrettati; prevedo un tempo limite di circa un'ora e 30. Scrivono come matti e man mano che vedono aumentare lo spessore dei fogli che dovrò correggere sghignazzano divertiti. Io sto al gioco e mi dispero pubblicamente: ci vorranno interi pomeriggi per correggere tutto!

Dopo il riposo la bidella ci consegna una circolare con un testo da dettare sul libretto:
“Per ragioni di sicurezza è vietato l'accesso ai cortili della scuola con automobili e/o motociclette, ad eccezione dei casi autorizzati in forma scritta dal Dirigente scolastico; la dirigenza scolastica declina ogni responsabilità in caso di incidente provocato o subito dai trasgressori. Al termine delle lezioni i genitori e gli alunni sono invitati a defluire rapidamente dall'area scolastica”.

Nel corso della dettatura mi vengono rivolte molte domande: ma che cosa vuol dire? ma quali cortili? Non c'è un cortile solo? che cosa vuol dire declina? ma cosa vuol dire defluire? Dico di aver pazienza e di farmi finire di dettare.
In una situazione simile l'insegnante può reagire in tre modi:
a) dire ai bambini che non sono cose che li interessino e che capiranno i genitori quello che devono capire
b) spiegare rapidamente che si tratta del fatto che non bisogna andare con macchine o motorini nel cortile
c) fare lezione sulle varietà dell'italiano partendo dalla circolare.
Naturalmente essendo Cappuccetto Rosso sono un'insegnante del tipo C. D'altro canto avevo deciso di parlare un po' del lessico oggi, e mi pare che questa circolare, tra le altre cose, ci dia ottimi spunti anche in questo senso. Ricordo che, come abbiamo visto in IV, ci sono diversi modi di usare la lingua italiana a seconda delle situazioni e delle persone che parlano, oltre che degli argomenti trattati. Qualcuno propone la parola “gergo”, un altro dice “linguaggi settoriali”, cerchiamo di capire che cosa sono. Racconto che un grande scrittore, Italo Calvino (Ah, sì, certo lo conosco! esclamano due o tre), del quale quest'anno leggeremo di sicuro qualche cosa, ha scritto anche dei saggi e che in uno di questi saggi ha detto che chi scrive in modo inutilmente complicato e oscuro uccide la lingua. E perché uccide la lingua? Per che cosa è fatta la lingua? E loro rispondono che è fatta per comunicare, e allora io dico che se non comunica è come una macchina che non funziona, come una radio che gracchia, dalla quale riesco a sentire solo qualche parola.
Poi passiamo all'esercizio: tradurre il testo burocratico in un italiano normale, in una lingua che possa capire anche la nonna Pina, la signora analfabeta che l'anno scorso ho incontrato in treno (Ah, sì è vero, ce l'hai raccontato: c'era la nipote di 6 anni che le leggeva i cartelli delle stazioni, e lei pensava di essere vicino a Roma e invece era appena a Venezia). Si meravigliano all'idea che si possa tradurre dall'italiano all'italiano e allora spiego che un testo scritto in burocratese è come un'arancia aspra: se la mangio mi disgusta; loro devono fare in modo di rendere l'arancia dolce e matura, mantenendo la buccia, i semi e la polpa, non devono lasciare per strada nessuna informazione. E dopo l'immagine dell'arancia (è la stessa che ho usato per spiegare il riassunto: è il succo dell'arancia) al lavoro perché il tempo è poco.
Antoine finisce per primo e mi consegna questo testo:
“Per motivi di sicurezza non si può andare nel cortile della scuola con macchine o motociclette, tranne se si ha il permesso scritto del direttore. Il direttore non ha colpa in caso di un incidente fatto dalle persone che non rispettano le regole. Alla fine delle lezioni i genitori e gli alunni devono andare via rapidamente dalla scuola”.
La signora Pina è finalmente in buone mani.

La motivazione psicologica dell’antilingua è la mancanza d’un vero rapporto con la vita, ossia in fondo l’odio per se stessi. La lingua invece vive solo d’un rapporto con la vita che diventa comunicazione, d’una pienezza esistenziale che diventa espressione. Perciò dove trionfa l’antilingua – l’italiano di chi non sa dire ho «fatto», ma deve dire «ho effettuato» – la lingua viene uccisa. (Italo Calvino, L'antilingua)

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