lunedì 12 settembre 2011

Primo giorno di scuola, in cui si ride, si piange e si incontrano viaggiatori di terre lontane

Il mio turno del lunedì prevede 12-16, quindi un'ora in classe, poi mensa e poi lezione.
Non sono stata quindi io a vederli entrare nella classe che abbiamo preparato così pulita, sono arrivata invece mentre stavano facendo lezione di inglese con la collega. Quando mi hanno vista entrare, cinque o sei bambine sono corse ad abbracciarmi e non volevano farmi fare un passo di più, per altri era come se non ci vedessimo dalla mattina prima, come se non fossero passati tre mesi senza vederci. La cosa che impressiona di più è quanto crescono in altezza nei mesi estivi, li lasci che li guardavi dall'alto in basso e poi ti ritrovi a guardarli negli occhi.
Dopo i convenevoli, decido di partire dalla lettura dei testi che ho assegnato per le vacanze. Mi complimento con me stessa per i titoli davvero interessanti che avevo partorito a giugno e dei quali nel frattempo mi ero completamente dimenticata. Il più gradito sembra essere stato “Raccogli documentazione (cartoline, dépliant, foto...) su una visita interessante fatta durante le vacanze e scrivi una breve relazione (due pagine circa) per raccontare ai tuoi compagni l'esperienza”. Ecco che con le loro letture e le loro foto siamo a Venezia, a Bellinzona, a Villasimius, e scopriamo di mamme che scacciano topi dalle camere in affitto (intanto il papà si è rifugiato sul letto) e canoe a noleggio che fanno acqua.
Alza poi la mano Alan, che vuole leggere il suo testo dove “Immagina di diventare improvvisamente piccolissimo” e ci racconta, leggendo con una voce fioca un testo con molti errori, che vorrebbe guidare la sua macchinina telecomandata e, visto che è a dieta, andare nello scaffale più alto, quello dei cibi proibiti, e prendere tutto quello che c'è, chiudersi nell'armadio e mangiare tutto piano piano.
La lettura di un altro testo ci regala invece un momento commovente. Si tratta del testo “Scrivi una lettera indirizzata a te stesso quando sarai diventato grande: di che cosa vorrai ricordarti di questo periodo passato alla scuola elementare?” scritto da Arlette. Con voce ferma Arlette legge, in piedi davanti a tutta la classe, di come quest'estate suo fratello sia stato ricoverato in ospedale, di come lei si sia spaventata a vederlo nel letto e sia corsa piangendo in braccio al fratello più grande e di come sia stata contenta quando poi il fratello è migliorato ed è potuto tornare a casa. Lei ha la voce ferma, ma sto per commuovermi io, per il coraggio che ha Arlette di raccontare a tutta la classe cose così personali e dolorose, per il suo sorriso che non è affatto vuoto, come invece sostiene una psicologa che l'ha vista lo scorso anno.
E poi andiamo in mensa, e ogni volta è una cosa che preferirei non dover fare. Per ora voglio solo dirvi che mangiare pasta in bianco scotta in una stanza con 50 persone che si agitano non è proprio una delle cose che una guida slow food cataloga tra le imperdibili. Oggi mangio pane e formaggio, le banane sono così verdi che qualcuno nota che sembrano piuttosto lunghi fichi d'india, le ritiro e le metto da parte per domani.
Dopo la mensa andiamo in cortile e i bambini giocano e parlano liberamente, mescolandosi anche a quelli delle altre classi, come al solito qualcuno si sbuccia il ginocchio cadendo sull'asfalto, viene disinfettato e torna a correre con una benda rudimentale. Il cortile è anche il momento delle confessioni e dei discorsi seri: alcune bambine mi illustrano i loro progetti sportivi per l'anno appena cominciato.
Torniamo in classe caldi e appiccicosi quando già almeno una decina di volte mi è stata posta la domanda “Maestra che cosa facciamo oggi?” e mi sono fioccate le proposte “Facciamo storia!” “Facciamo immagine!” In realtà decido di dedicare il pomeriggio non a una materia, ma all'inserimento delle due nuove bambine appena arrivate. Raccontiamo tutte le nostre “usanze”, come vengono definite, e chiediamo di sapere quali erano le usanze delle loro scuole. Ci sembrano storie di viaggiatori che arrivano da mondi sconosciuti, mondi dove è vietata la penna cancellabile, è vietata la bottiglietta d'acqua, il maestro di disegno sbatte la bacchetta sui banchi. Vedo gli occhi della nuova bambina spalancarsi dallo stupore quando spiego che solo durante le verifiche è vietato copiare, mentre negli altri momenti ci si aiuta e si collabora assieme. Devo sembrare anche io una che è appena arrivata da un altro mondo.

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