giovedì 29 settembre 2011

Quattordicesimo giorno, ad alta voce

Oggi cinque ore belle piene di lezione. Si comincia giocando con sinonimi e contrari: scegliamo dal libro un testo breve (una barzelletta) e proviamo a sostituire 10 parole con 10 sinonimi e a rileggere il testo... è diventato più ironico. Poi sullo stesso testo sostituiamo 10 parole con 10 contrari. Prendendoci qualche libertà il contrario di figlio diventa padre, una giovane coppia diventa vecchia e una casa viene ricostruita da una calma di vento: ecco un nonsense.

Verifichetta di lettura e comprensione di quelle, come diciamo, che sono quasi offensive per quanto sono facili: mezza paginetta di testo e 9 frasette sulle quali mettere vero o falso. Si corregge assieme con penna rossa e si mettono i voti da soli (sì, mi fido, e quando controllo vedo che ho ragione a fidarmi) risultato: 24 hanno preso 10 e uno 7/8. Le bambine del primo banco mi chiedono “Ma perché ci dai delle verifiche così facili?” rispondo sottovoce che è per poter dare un sacco di 10. In realtà sono verifiche che prendo da una guida per insegnanti per la classe V, tanto per vedere ogni tanto se le mie tecniche funzionano anche con verifiche strutturate in maniera molto diversa da come loro sono abituati a lavorare. Oramai devo pensare al fatto che il prossimo anno non so in quali mani finiranno...

È un po' che mi chiedono di leggere dal libro di lettura. Come ho già raccontato (un metodo sicuro per far leggere i bambini) noi oramai leggiamo i libri “veri”, quindi tendo a trascurare il libro di lettura. O meglio, lo uso solo per fare a pezzi i testi. La mia filosofia prevede una netta distinzione: i libri “veri” non si possono fare a pezzi, vanno gustati, assaporati, discussi, condivisi; i testi del libro di lettura (già fatti a pezzi) possono essere invece usati per esercizi, analisi, scomposizioni, riscritture. Oggi usiamo un testo per esercizi approfonditi di lettura espressiva. Si prende in mano il libro e si legge in piedi. Cominciano i volontari, la lettura deve essere espressiva, cioè deve non solo tener conto della punteggiatura, ma soprattutto del significato di ciò che leggiamo. Ne approfitto per passare sottobanco a loro insaputa anche un po' di lavoro sulla fonologia (occorre articolare bene le parole, scandire le lettere). Quando si sentono un po' più a loro agio spiego che per leggere bene possono usare anche il tono, il ritmo e il volume della voce. Come leggeremo “camminando silenziosamente nel bosco”? più lentamente e sottovoce di quanto precede! Incominciano a sentirsi sicuri e si propongono per provare letture recitate, con vocione da cacciatore o da inglese emigrato. Ridono fino alle lacrime quando Antonio, il più piccolino, prova la voce grossa del rude cacciatore.
È il momento giusto per spiegare che non stiamo perdendo tempo ma stiamo facendo un esercizio molto utile. Racconto che quando studiavo nella mia camera da sola, se mi annoiavo troppo cominciavo a leggere ad alta voce con strane vocine o ritmi o canzoncine. Era un mio gioco sciocco, al quale non davo troppo peso. Il giorno della maturità venne fuori che il presidente della commissione era fissato all'esame orale con la lettura ad alta voce della Divina Commedia. Mentre aspettavo il mio turno, fuori dall'aula magna del liceo si era già sparsa la voce: vuole che si legga ad alta voce! E non è mai contento di come si legge! Nessuno faceva più caso a come leggevamo dai tempi delle elementari. In quel momento non ero consapevole di quanto allenamento involontario avessi fatto negli anni di studio, fatto sta che dopo la mia lettura ad alta voce il presidente disse “Finalmente qualcuno che legge bene!”

Il quaderno delle cose belle oggi è andato a ruba: hanno voluto scrivere in otto!
Vi copio due frasi:
- Oggi abbiamo fatto i sinonimi e i contrari e ci siamo divertiti a cambiare le parole di un testo
- Oggi abbiamo letto un testo e abbiamo letto quasi tutti, ha letto Antonio con una vocina bella e ci ha fatto ridere! È stato molto bello!

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