giovedì 1 settembre 2011

E tu che cosa fai?


Un sabato pomeriggio qualunque di un mese qualunque incontri in città una compagna di liceo che non vedi da una vita. Sorrisi, ciao, come stai, cosa fai, dove vivi, ah, ti sei trasferita, vedi qualcuno dei tempi di scuola e via dicendo. Poi la conversazione si fa un po' troppo lunga, le commesse del negozio incominciano a fissarvi, ed è il quel preciso momento che lei ti chiede: “E tu che cosa fai?”.
Ed è quel preciso momento che tu avresti voluto evitare, che quasi quasi -pensi- un'altra volta non mi fermo a salutare una persona che non vedo da una vita, e quasi quasi un'altra volta esco senza occhiali così non rischio di riconoscere qualcuno.
Rapidamente passi in rassegna strategie di uscita dall'angolo nel quale sei stato cacciato, arriva come un salvagente cerebrale il verso della canzone “povera amica che narravi/ dieci anni in poche frasi/ ed i miei in un solo saluto”... i miei anni in un solo saluto, sarebbe bello riuscirci. Occorre un'altra strategia, ma anche “faccio cose, vedo gente” è oramai una frase da maglietta. Non c'è via di scampo e il tempo accettabile per il silenzio è già passato, puoi ancora prenderti solo meno di un attimo per decidere se preferire la lectio facilior o la versione completa della vicenda.

Finalmente, un giorno, ho capito qual è la lectio facilior.
Finalmente, un altro giorno, mi è venuta voglia di raccontare la versione completa della vicenda.
Io insegno.
Benvenuti in questo blog a tutti quelli che hanno voglia di sentire la versione completa della vicenda.

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